Una bellissima magia chiamata bugia


Una bellissima magia chiamata bugia

Una bellissima magia chiamata bugia L’inconsueto abito fiabesco, disegnato dalla maestria letteraria di Carlo Collodi

di Christian Rizza

…manifesta l’intima essenza dell’uomo incapace di fuggire alle tentazioni della vita rispecchiando le contraddizioni di un’epoca di rinnovamento partecipe di rappresentazione artistica come imitazione della realtà.

Un burattino, forgiato da un pezzo di legno magico e vestito di carta pesta, superando ostacoli con sacrificio e determinazione,
diventa mentore della natura dell’uomo, determinato al raggiungimento di un risultato, meraviglia senza tempo al di sopra di ogni debolezza

Una bellissima magia chiamata bugia
Pinocchio.

traducendo il messaggio di consistenza della vita reale attraverso il mezzo ingegnoso di una narrativa ambientata fra le terre fiorentine ,
dove i luoghi associati agli aspetti popolari, sono in antitesi con la magnificenza architettonica delle grandi città,

in un’epoca che anticipa la proclamazione del Regno d’Italia.

Superando la fantasia, Pinocchio con le sue bugie, diventa una bellissima magia costruita
sull’inconsapevolezza e sull’esuberanza di un bambino, simbolo e mito di intere generazioni, come rappresentazione metaforica di una maturazione intellettuale e spirituale inserita in un contesto storico di grandi trasformazioni .

L’avamposto dell’esperienza culturale e scientifica, maturata dalla contemplazione del passato, affonda le radici nella riscoperta dei classici
sfuggendo all’inesorabile declino dell’Impero Romano d’oriente per restituire dottrina a quella terra, in cui i primitivi confini, ne sono stati la loro stessa madre;

una terra di nessuno diventata casa di un comportamento spirituale collettivo, ponendo l’uomo come argomento centrale accanto a Dio

Una bellissima magia chiamata bugia
Giosuè Carducci è nato in Versilia, a Valdicastello Carducci di Pietrasanta. Il primo premio Nobel per la letteratura italiana.

Il luogo in cui

“la pace delle colline dalle sfumanti nebbie e il verde piano ridente nelle pioggie del mattino”, poetica
descrittiva del Carducci

assiste a quella magnifica bugia ,o se meglio si vuole a quella bellissima magia, si celebra il più grande movimento rivoluzionario condotto dalla letteratura

«È in verità impressionante il constatare che, per due volte nel VII secolo a.C. e nel XV d.C., pressoché la stessa regione dell’Italia centrale, l’Etruria antica e la Toscana moderna, sia stata il focolaio determinante della civiltà italiana.»

verso un rinnovamento delle tecniche e dell’arte rivendicando la propria natura come un’ideadestinata oltre la fine delle cose.

L’insieme mutevole delle condizioni materiali ritrovano, con l’aiuto della memoria, nella rassegna evocativa etrusca un comune riscatto di quella terra,

compresa fra l’Arno e il Tevere, manifestando una figura retorica di somiglianza nelle evoluzioni del pensiero determinanti le fondamenta dell’edificio della civiltà peninsulare sulla base di un sentimento saggistico evoluto.

La sobria bellezza delle colline, accompagnata dalla principesca ricchezza dei centri urbani,
restituiscono una scenografia dove il Medioevo interrompe il proprio percorso, lasciando spazio a una nuova espressione dell’uomo chiamata “Risorgimento”.

Esente da costrizioni del pensiero, come un’aurora affacciata sull’arcipelago toscano, l’antica Etruria è la traduzione di un’espressione raffinata, resa tangibile di un’arte abile a spiegarsi con il valore di una perla nei principi fondamentali della fabbrica del tempo.

Spirito evocativo di innovazione, gli Etruschi riservano uno spazio importante anche alla sperimentazione culinaria e con essa alle tecniche di lavorazione del formaggio, offrendo alla spirale delle generazioni, un capostipite della tradizione casearia attraverso l’uso dei cagli vegetali e la fabbricazione di utensili convenienti al consumo;

Una bellissima magia chiamata bugia
L’arte della preparazione del formaggio con l’uso anche di cagli vegetali (rametti o succo di fico, zafferano, carciofi, aceto, cardi, ecc.), fu messa a punto dagli etruschi e trasmessa ai romani, che ne fecero quasi “un’industria”. Varrone (I sec. a.C.) menziona che la cagliata veniva fatta bollire e poi affumicare. Virgilio segnala che la razione giornaliera di pecorino dei legionari era equiparabile a 27 gr, ed aveva la funzione di ridurre la fatica.
Plinio il Vecchio (I sec. d.C.), a dimostrazione dell’importanza che il formaggio ricopriva nell’alimentazione, riporta un elenco dei prodotti caseari italici più rinomati a Roma.
Columella nel “De Re Rustica” descrive metodi di preparazione che non si differiscono da quelli applicati nei moderni caseifici.


“Ogni cacio egli cuopre oscura e atterra. E tutti i pregi in se dè caci aduna”

Con questa missiva viene presentato il Pecorino delle Balze Volterrane, scritto del sapere caseario di un popolo antico, la cui lettura svela lo stretto rapporto con un territorio argilloso,
caratterizzato da praterie di graminacee e cardi selvatici, evocativi di un bagaglio organolettico capace di raccontare e incantare.

Nell’immaginario di queste pagine, la Toscana Terra dei Caci ,diventa un tesoro facilmente accessibile nelle manifestazioni di pensiero di storici romani e Signori dell’ “Età dei Lumi” designandola come verità dell’arte casearia.

Una bellissima magia chiamata bugia
Maremma, terra dei Caci

La Maremma, la cui immagine storica si rispecchia nel vernacolo contadino subissato dai sacrifici in tempi di bonifica, con i suoi Pecorini;

la Lunigiana, nel mistero delle Statue Stele, con i Suoi Caci marchiati dall’impronta della Luna; Lucardo ,primitivo insediamento etrusco ,
con il Marzolino citato dal Boccaccio nel Decamerone..

Idoli? Divinità funerarie? Eroi? Ancora fitto il mistero sulle statue-stele simbolo della Lunigiana

diventano tutt’uno con il Paese della Cuccagna come copiosa perdizione dei sensi, scritto in calce alle avventure della dispettosa creatura di Geppetto.

Figurazione di un insieme, armonizzato fra lo sguardo incrociato delle vette appenniniche
e le acque del Mar Tirreno dove le colline del Chianti e le Crete Senesi, fra vigneti, cipressi e mura medievali diventano cuore pulsante intriso dell’aria di mistero dei borghi di san Gimignano e di Pitignano
in contrasto con il fascino dell’architettura delle grandi città di Firenze ,di Lucca e di Pisa..

San Gimignano è un comune di 7 526 abitanti[ della provincia di Siena in Toscana.
Per la caratteristica architettura medievale del suo centro storico è stato dichiarato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.

un eccellente complesso di opere dell’uomo, in mezzo a un paesaggio naturale, configurato nella volontà di emulare il modello offerto dall’età antica,

riconoscendosi nell’espressione del genio delle Sue stesse creature, come esiguo e anomalo spazio mai vano nella tranquillità della ripetizione, come nei chiaroscuri di un disegno a matita di una favola per bambini .


“Fermiamoci un po’ qui”

dice la Volpe mezza zoppa “tanto per mangiare un boccone e per riposarci qualche ora.

A mezzanotte poi ripartiremo per essere domani, all’alba, nel Campo dei miracoli” e il Gatto mezzo orbo

complice dell’inganno certo poco affamato e senz’altro indisposto, si rimette in buono stato al tavolo dell’Osteria del Gambero Rosso, accanto al buon Pinocchio.

Se di parmigiano erano condite le
trippe e di buon burro non ve ne era mai abbastanza il pensiero del buon burattino era fisso al Campo dei Miracoli sognando monete d’oro verso un felice avvenire….

Nelle allegre avventure, raccontate sottovoce nella fiaba di Collodi, i prati e i coltivi della Garfagnana esprimono a voce spiegata il vero motivo di arricchimento della produzione casearia ospitando bestiame da latte come patrimonio di una produzione in simbiosi alle tradizioni contadine privando del velo del perduto sapere antiche ricette.

In questi luoghi, dove il sapore della natura manifesta con particolare
tono la Sua personalità, trovano dimora diverse razze ovine e, fra tante la Pecora Massese,

Nell’immaginario collettivo la pecora nera è il membro di un gruppo che si differenzia o è malvisto dagli altri. Non è così per la pecora nera del Pecorino Toscano DOP, tra i suoi fornitori di latte

Bugie con le gambe corte o bugie dal naso lungo in quest’arte sono prive di consistenza, traducendosi in un sistema di valori che soddisfano la verità e con spirito compiaciuto i golosi;

Una bellissima magia chiamata bugia
Il Raviggiolo, conosciuto anche come Raveggiolo, è un formaggio fresco prodotto con latte intero vaccino e, a volte, con latte ovi-caprino. Si presenta con la pasta morbida di colore bianco latte e non ha alcuna crosta.

la magia della fata dai capelli turchini restituisce un bambino in carne ed ossa al povero Geppetto , mentre questa terra straordinaria ci invita ad assaggiare l’Accasciato della Garfagnana o il Pecorino delle Montagne Pistoiesi o ancora il Raviggiolo..

La Toscana è, in senso assoluto, culla di esperienze intellettuali e morali manifestando compiutamente il pensiero e il sentimento comune dell’intera penisola portando con sé nel cuore il miracolo di una magnifica bugia trasformata in una bellissima magia….


Christian Rizza

Amo la natura e le passeggiate all’aria aperta  una full immersion nei luoghi dove si respira storia a tutto tondo, storia che ci parla dei nostri avi , un’emozione che amo catturare per poi condividerla attraverso questi articoli in www.ItalyVox.it
In una forma di rispetto di tanta sapienza  che nei millenni ha saputo donarci una costellazione infinita di eccellenze enogastronomiche e artistico culturali che non hanno eguali al mondo.

Ti potrebbe interessare anche...