Un caleidoscopio di colori

di Cristiano Sandona’

Tutto parte da un prodotto Bianco, il latte, per poi trasformarsi in un caleidoscopio di colori a seconda delle lavorazioni attuate.

Ma­te­ria prima es­sen­zia­le per fare il for­mag­gio è na­tu­ral­men­te il latte che si pre­sen­ta di co­lo­re bian­co in quan­to i glo­bu­li di gras­so, im­por­tan­ti co­sti­tuen­ti del pro­dot­to, ri­flet­to­no tutte le fre­quen­ze della luce e quin­di danno al latte la co­lo­ra­zio­ne bian­ca.

Se ne vo­le­te avere una sem­pli­ce prova, con­fron­ta­te il co­lo­re di un bic­chie­re di latte in­te­ro e quel­lo del latte scre­ma­to.

La dif­fe­ren­za è ab­ba­stan­za evi­den­te ed è do­vu­ta al di­ver­so con­te­nu­to di gras­so nei due bic­chie­ri.

Una volta che il latte viene tra­sfor­ma­to in for­mag­gio, sap­pia­mo che la fra­zio­ne ac­quo­sa ri­ma­nen­te, il siero di latte, si pre­sen­ta con un co­lo­re gial­lo/ver­do­gno­lo

do­vu­to al suo con­te­nu­to in ri­bo­fla­vi­na e ad un ri­dot­to con­te­nu­to di gras­si, ri­ma­sti in­trap­po­la­ti nella ma­tri­ce ca­sei­ni­ca del for­mag­gio.

A se­con­da che il latte venga munto nel pe­rio­do in­ver­na­le o esti­vo, esso pre­sen­ta una co­lo­ra­zio­ne sen­si­bil­men­te di­ver­sa: bian­co in in­ver­no e più ten­den­te al gial­lo nel pe­rio­do esti­vo.

Que­sta va­ria­zio­ne di co­lo­re è do­vu­ta alla mag­gior pre­sen­za di ca­ro­te­noi­di, in par­ti­co­la­re di ß ca­ro­te­ne o pro­vi­ta­mi­na A, nei fo­rag­gi fre­schi esti­vi che tra­smet­to­no la co­lo­ra­zio­ne al latte e di con­se­guen­za ai pro­dot­ti de­ri­va­ti.

I de­ri­va­ti ca­sea­ri co­sid­det­ti ”d’al­peg­gio”, for­mag­gi e burro prin­ci­pal­men­te, sono fa­cil­men­te ri­co­no­sci­bi­li da quel­li pro­dot­ti nel pe­rio­do in­ver­na­le, dalla evi­den­te co­lo­ra­zio­ne gial­la.

Ad un esame più ap­pro­fon­di­to, dal pro­fu­mo e dal sa­po­re, si pos­so­no ri­co­no­sce­re es­sen­ze ed aromi tra­smes­si al pro­dot­to di­ret­ta­men­te dalle erbe e dai fiori dei quali gli ani­ma­li si sono nu­tri­ti al pa­sco­lo in al­peg­gio o co­mun­que con­se­guen­te ad una ali­men­ta­zio­ne con fo­rag­gi fre­schi.

Il Par­mi­gia­no Reg­gia­no ve­ni­va di­stin­to e quo­ta­to di­ver­sa­men­te a se­con­da del pe­rio­do del­l’an­no nel quale ve­ni­va pro­dot­to.

La pro­du­zio­ne in­ver­na­le ve­ni­va di­stin­ta da quel­la del resto del­l’an­no ed era de­no­mi­na­ta ”in­ver­nen­go” o ”ver­nen­go”.

Ve­ni­va ri­te­nu­to di qua­li­tà e pre­gio su­pe­rio­ri, per il suo co­lo­re più bian­co ri­spet­to al for­mag­gio pro­dot­to nei mesi esti­vi.

La co­lo­ra­zio­ne più chia­ra è de­ter­mi­na­ta dal­l’a­li­men­ta­zio­ne degli ani­ma­li con mag­gio­re quan­ti­tà di fieno, meno ricco in ß ca­ro­te­ne ri­spet­to al fo­rag­gio esti­vo di sfal­cio fre­sco.

Anche la quo­ta­zio­ne del for­mag­gio era più alta.

Oggi la di­stin­zio­ne non c’è più, tutto il for­mag­gio viene chia­ma­to Par­mi­gia­no Reg­gia­no e le va­ria­zio­ni del prez­zo sono do­vu­te prin­ci­pal­men­te a mo­ti­va­zio­ni di mer­ca­to.

Al con­tra­rio i for­mag­gi pro­dot­ti nei paesi An­glo-sas­so­ni, ven­go­no ri­te­nu­ti di mag­gior pre­gio se pro­dot­ti nei mesi esti­vi e se quin­di si pre­sen­ta­no di co­lo­ra­zio­ne più gial­la.

Il latte viene ad­di­rit­tu­ra ad­di­zio­na­to di co­lo­ran­ti du­ran­te la fase di tra­sfor­ma­zio­ne in for­mag­gio, per ot­te­ne­re for­mag­gi ca­rat­te­riz­za­ti da un’e­vi­den­te co­lo­ra­zio­ne che va dal gial­lo al­l’a­ran­cio­ne.

Bixa orellana

Per fare que­sto, viene uti­liz­za­to l’an­nat­to, un co­lo­ran­te na­tu­ra­le di de­ri­va­zio­ne ca­ro­te­ni­ca, estrat­to dalla Bixa orel­la­na, pian­ta spon­ta­nea pre­sen­te in quan­ti­tà in Ame­ri­ca cen­tra­le ed India.

Un altro mo­ti­vo che de­fi­ni­sce il co­lo­re del latte è l’e­le­va­ta quan­ti­tà di gras­si, che ne de­ter­mi­na la co­lo­ra­zio­ne ten­den­te al gial­lo.

Le razze bo­vi­ne Jer­sey e Guern­sey (ori­gi­na­rie delle omo­ni­me isole si­tua­te sul ca­na­le della Ma­ni­ca) pro­du­co­no latte con ele­va­to con­te­nu­to di gras­si;


il loro latte, pur non es­sen­do il più adat­to per scopi ca­sea­ri, può for­ni­re burro con ot­ti­ma resa di tra­sfor­ma­zio­ne e co­lo­ra­to di un gial­lo ca­ri­co.

Ma quan­do sen­ti­te il ter­mi­ne ”for­mag­gio blu” cosa im­ma­gi­na­te che si­gni­fi­chi?

È piut­to­sto in­tui­ti­vo ri­vol­ge­re il pen­sie­ro ai for­mag­gi ‘‘er­bo­ri­na­ti”, cioè che pre­sen­ta­no co­lo­ra­zio­ni lo­ca­li blu/verdi do­vu­te al co­lo­re del mi­ce­lio di muffe spe­ci­fi­che, fre­quen­te­men­te ap­par­te­nen­ti al ge­ne­re Pe­ni­cil­lium.

Deve es­se­re sfa­ta­to il mito se­con­do il quale il co­lo­re blu sia do­vu­to al­l’ag­giun­ta di prez­ze­mo­lo al for­mag­gio o al­l’a­ver in­se­ri­to in esso dei fili di rame che os­si­dan­do­si hanno la­scia­to il co­lo­re del ”verde rame” al for­mag­gio;

il co­lo­re in­fat­ti è do­vu­to so­la­men­te allo svi­lup­po delle muffe sopra ci­ta­te.

La di­spo­si­zio­ne or­di­na­ta del co­lo­re blu nel for­mag­gio, ge­ne­ral­men­te ver­ti­ca­le, è do­vu­ta al fatto che le muffe per svi­lup­par­si ne­ces­si­ta­no della pre­sen­za di os­si­ge­no e quin­di le forme di for­mag­gio ven­go­no di pro­po­si­to fo­ra­te dopo al­cu­ni gior­ni dalla pro­du­zio­ne, per con­sen­ti­re l’in­gres­so del­l’os­si­ge­no ed il con­se­guen­te svi­lup­po delle muffe.

Tra gli er­bo­ri­na­ti più dif­fu­si e co­no­sciu­ti ri­cor­do il no­stro Gor­gon­zo­la, il Ro­que­fort fran­ce­se e lo Stil­ton in­gle­se. Ve ne sono molti altri pro­dot­ti lo­cal­men­te e meno dif­fu­si ma non per que­sto di minor pre­gio.

Toma Brusca

Nel mio ca­sei­fi­cio ne pro­du­cia­mo uno, de­no­mi­na­to ”Toma Bru­sca”, ot­te­nu­to da latte pa­sto­riz­za­to, in­te­ro, non omo­ge­neiz­za­to.

La ca­glia­ta viene fatta aci­di­fi­ca­re da spe­ci­fi­ci fer­men­ti dopo che il latte è stato ad­di­zio­na­to da col­tu­re di Pe­ni­cil­lium.
Il ri­sul­ta­to, dopo al­me­no 6 mesi di sta­gio­na­tu­ra, è un for­mag­gio che pre­sen­ta le ti­pi­che stria­tu­re blu/verdi, un pro­fu­mo molto in­ten­so ed un sa­po­re de­ci­so.

La muffa che si svi­lup­pa nel for­mag­gio non ha in­fat­ti una mera fun­zio­ne este­ti­ca, de­co­ra­ti­va.

Le muffe sono delle sen­sa­zio­na­li pro­dut­tri­ci di en­zi­mi idro­li­ti­ci che svol­go­no la loro azio­ne sulle pro­tei­ne e sui gras­si del for­mag­gio

stac­can­do pic­co­le por­zio­ni pro­tei­che e li­pi­di­che che de­ter­mi­na­no l’in­ten­so pro­fu­mo e sa­po­re.

I for­mag­gi er­bo­ri­na­ti pos­so­no es­se­re pro­dot­ti con latte bo­vi­no, pe­co­ri­no e ca­pri­no.

erborinati

La com­bi­na­zio­ne del­l’a­zio­ne fun­gi­na con il sa­po­re in­trin­se­co del latte delle di­ver­se spe­cie, per­met­te di ot­te­ne­re pro­dot­ti anche molto di­ver­si tra loro ma ac­co­mu­na­ti dalle co­lo­ra­zio­ni blu/verdi;

i for­mag­gi de­no­mi­na­ti a ”cro­sta fio­ri­ta”, in­ve­ce, pre­sen­ta­no ester­na­men­te una col­tre di muffe che ne ri­co­pre la cro­sta.

I co­lo­ri sono fon­da­men­tal­men­te il gri­gio ed il bian­co;

Mucor

il co­lo­re gri­gio viene con­fe­ri­to al for­mag­gio dalla pre­sen­za di muffe del ge­ne­re Mucor, anche detto ”pelo di gatto”

che si svi­lup­pa nelle pri­mis­si­me set­ti­ma­ne di vita del for­mag­gio.

Que­sta muffa non è re­spon­sa­bi­le del con­fe­ri­men­to di par­ti­co­la­ri sa­po­ri e aromi al for­mag­gio, se non qual­che volta un leg­ge­ro pro­fu­mo di fungo.
Più in­ci­si­va ed im­por­tan­te è cer­ta­men­te l’a­zio­ne do­vu­ta alla pre­sen­za di muffe bian­che sulla cro­sta del for­mag­gio

(mi ri­fe­ri­sco prin­ci­pal­men­te alle muffe ap­par­te­nen­ti ai ge­ne­ri Pe­ni­cil­lium ca­mem­ber­ti e Geo­tri­chum can­di­dum).

Pe­ni­cil­lium ca­mem­ber­ti

Due esem­pi che co­no­scia­mo tutti molto bene, di for­mag­gi pro­dot­ti uti­liz­zan­do que­sti ge­ne­ri di fun­ghi, sono il Brie e il Ca­mem­bert.

Que­sti si pre­sen­ta­no ri­co­per­ti da Pe­ni­cil­lium ca­mem­ber­ti, il quale oltre che a con­fe­ri­re il can­di­do aspet­to ai due for­mag­gi, svol­ge una im­por­tan­te fun­zio­ne nella ma­tu­ra­zio­ne dei due pro­dot­ti.

Que­ste muffe ini­zia­no la ma­tu­ra­zio­ne del for­mag­gio dalla cro­sta verso il cen­tro.

Que­sto tipo di ma­tu­ra­zio­ne è chia­ma­to ”cen­tri­pe­to” ed è evi­den­te una volta che il for­mag­gio è ma­tu­ro

in quan­to dopo il ta­glio della forma si vede chia­ra­men­te come la por­zio­ne di for­mag­gio im­me­dia­ta­men­te sotto la cro­sta sia molto mor­bi­da e possa ar­ri­va­re a scio­glier­si con l’a­van­za­men­to della sta­gio­na­tu­ra.

L’a­zio­ne idro­li­ti­ca delle muffe sui co­sti­tuen­ti del for­mag­gio svol­ge un ruolo molto im­por­tan­te sul gusto ed il pro­fu­mo del pro­dot­to.

Ester­na­men­te si nota un odore di am­mo­nia­ca, men­tre il sa­po­re del for­mag­gio è bur­ro­so e pia­ce­vol­men­te aro­ma­ti­co.

Per­so­nal­men­te pre­fe­ri­sco gu­sta­re que­sti pro­dot­ti quan­do hanno pas­sa­to la data di sca­den­za in­di­ca­ta e sono quin­di giun­ti a ma­tu­ra­zio­ne com­ple­ta.

crosta del Taleggio

Co­lo­ra­zio­ni dal rosa all’aran­cio­ne sulla cro­sta sono ti­pi­che dei for­mag­gi a ”cro­sta la­va­ta”. Esem­pi co­no­sciu­ti da tutti sono il no­stro Ta­leg­gio ed al­cu­ni tipi di Ro­bio­le.

Per la pro­du­zio­ne di que­sti for­mag­gi, le forme ven­go­no sot­to­po­ste a ”la­vag­gi”’ con so­lu­zio­ni sa­li­ne su tutte le facce della cro­sta.

In que­sto modo le cro­ste ven­go­no ri­pu­li­te dalle muffe

e viene pre­pa­ra­to un am­bien­te più adat­to a ospi­ta­re spe­cie mi­cro­bi­che di­ver­se tra cui lie­vi­ti e bat­te­ri del rosso, per es. Bre­vi­bac­te­rium li­nens.

Que­sti mi­cror­ga­ni­smi sono già na­tu­ral­men­te pre­sen­ti nel­l’am­bien­te ma con la pra­ti­ca dei ”la­vag­gi” viene fa­vo­ri­to il loro in­se­dia­men­to.

I bat­te­ri re­spon­sa­bi­li della co­lo­ra­zio­ne rossa sono nu­me­ro­si e non si può esclu­de­re che pas­si­no ai for­mag­gi dalle sa­la­mo­ie pro­dot­te con sale ma­ri­no.

Il loro svi­lup­po sulla cro­sta de­ter­mi­na, oltre alla co­lo­ra­zio­ne, un aroma e sa­po­re ca­rat­te­ri­sti­co nel for­mag­gio ma­tu­ro.

La cre­sci­ta di que­sti bat­te­ri è evi­den­te dalla fine della se­con­da set­ti­ma­na dalla pro­du­zio­ne, quan­do i for­mag­gi sono stati sot­to­po­sti ad al­me­no 2 la­vag­gi.

Il man­te­ni­men­to della cro­sta umida, uni­ta­men­te ad una ele­va­ta con­cen­tra­zio­ne sa­li­na, sono le con­di­zio­ni re­spon­sa­bi­li della se­le­zio­ne di que­sti mi­cror­ga­ni­smi.

Dalla terza/quar­ta set­ti­ma­na, l’a­zio­ne dei bat­te­ri di­ven­ta più evi­den­te anche sotto la cro­sta

dove il for­mag­gio tende a fon­de­re ed ac­qui­sta un sa­po­re e pro­fu­mo sem­pre più ac­cen­tua­to.

Ri­ten­go che la pra­ti­ca dei la­vag­gi sia stata ini­zial­men­te at­tua­ta per te­ne­re pu­li­ti i for­mag­gi dalle muffa

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