Re della notte

Re della notte – I rapaci notturni hanno sviluppato peculiarità anatomiche al servizio di un unico obiettivo: inseguire le loro prede al buio.

Caccia senza preavviso

Nonostante la sua vigilanza, questo roditore non poteva sfuggire agli artigli di questo piccolo gufo maculato texano. Dopo averlo individuato dal suo trespolo, questo gufo (qui le sue garzette sono ripiegate) si è lanciato sulla sua preda, senza fare il minimo rumore. Il segreto di questo volo silenzioso?
La forma seghettata del bordo delle ali, che qui notiamo osservando le punte delle lunghe penne, le remiganti. Questa struttura “spezza” il vento e riduce la turbolenza, che genera fischi. L’arsenale furtivo di rapaci notturni è completato da piume setose, ricoperte da una specie di piumino che attutisce i suoni di attrito. Grazie al basso rapporto tra la loro massa e la superficie delle ali, possono rimanere in volo a lungo, osservando l’ambiente circostante, senza stancarsi troppo.
Un collo elastico

In una frazione di secondo, questo gufo delle Montagne Rocciose ruota la testa, rivelando uno schema di occhi, un trucco per proteggersi dai predatori da tutte le angolazioni. Se questo disegno è specifico di questa specie, la torsione del collo è prerogativa di tutti i gufi e gufi, che girano la testa di 270 gradi, o tre quarti di giro. Essendo i loro occhi quasi immobili, questa agilità del collo aumenta il loro campo visivo. Sono in grado di eseguire questa svolta quasi istantaneamente. Un movimento così veloce che un essere umano vi soccomberebbe, così tanto i suoi vasi sanguigni sarebbero compressi. Ma, a differenza della nostra, le arterie dei gufi passano al centro del collo, e non di lato, in condotti ossei molto larghi, il che evita la compressione.
serre taglienti
I rapaci sono gli unici uccelli con gli artigli. Grazie a questi lunghi artigli ricurvi posti alla fine delle loro dita, si aggrappano ai rami, afferrano la loro preda – il termine serra deriva dal verbo “stringere” – o uccidono.

Quelle di certi Granduchi esercitano una pressione superiore a una tonnellata per centimetro quadrato!
Forza sufficiente per schiacciare la sua vittima. I Gufi possono ruotare un dito all’indietro, ottenendo così due dita posteriori e due anteriori. Questo forma un vero piccolo artiglio, ideale per afferrare un lombrico con la zampa piena, che qui delizia un gufo tedesco. Questa civetta deve il suo nome alla dea greca della saggezza, di cui è l’attributo.
occhi enormi

Come ogni predatore che si rispetti, questo grande gufo cornuto ha gli occhi posizionati sulla parte anteriore del muso (e non di lato, come i piccioni o le anatre). Ciò fornisce loro una visione binoculare, consentendo loro di apprezzare il sollievo e la profondità. I bulbi oculari dei rapaci notturni rappresentano almeno il 50% del volume del loro cranio, contro il 5% dell’uomo: vale a dire come se i nostri occhi fossero delle dimensioni di un pompelmo! La loro pupilla può dilatarsi all’estremo, per catturare il massimo della luce. E la piccola area della retina, chiamata fovea, dove la visione dei dettagli è più precisa, ha, a differenza di quella umana, bastoncelli fotorecettori sensibili alla luce debole. Impossibile sfuggirgli!
Udito sovrasviluppato

Questi rapaci trascorrono ore appollaiati su pali o rami. Essere annoiato? No, ascolta! La disposizione circolare, chiamata disco facciale, di piume sottili e rigide intorno agli occhi crea un imbuto sonoro, come quando ci mettiamo le mani dietro le orecchie per sentire meglio. Inoltre, i loro buchi uditivi, profondi e spalancati, non si trovano alla stessa altezza sul cranio. Il primo è leggermente sopra l’occhio e si inclina verso il basso, mentre il secondo è sotto l’occhio e punta verso l’alto. Questa conformazione stereo facilita la posizione verticale e aiuta questo gufo delle nevi canadese a individuare la posizione esatta di un roditore al buio o sotto diversi centimetri di neve.
Marco Conti
Appassionato fin da ragazzo di Scienze naturali e ambientali , da adulto mi sono dedicato allo studio delle discipline scientifiche di base (Matematica, Informatica, Fisica e Chimica), ho successivamente approfondito le discipline naturalistiche, biologiche e geologiche che nell’insieme consentono di conoscere la natura, tutte le componenti viventi e non viventi, approfondendo lo studio delle interazioni ed il loro significato.