PREZIOSAMENTE INSERITO


Preziosamente inserito fra il Col Ferret e il Passo del Brennero ,fra le rive del Lago di Garda e le Prealpi Venete
Di Christian Rizza
il Trentino Alto Adige racchiude in sé l’armoniosa bellezza di un’anima dove il “c’era una volta ,tanto tempo fa…”
ne suggerisce un’atmosfera incantata e suggestiva,
fors’anche luogo in cui la bella Biancaneve ,così come la fantastica Ninfa del Lago di Carezza ,

perseguitate dai desideri sconvenienti di
demandi malvagi della magia, trovano conforto e riparo .
Episodio paesaggistico suggellato da montagne e foreste, dipinte sulla tela di
laghi smeraldini messi in risalto da una cornice storica ricca di prospettive e significati, dove l’umana impronta ,di popoli diversi per cultura e parola , si conserva nel avvicendarsi dei calendari.
Regione occupata dal collettivo retico ,fra gli odori di un tempo antico e i segreti della
protostoria, partecipa al comune destino delle correnti espansionistiche romane, intervenendo nella costruzione di
“Tridentum splendidum
municipium”

avamposto delle strategiche vie di comunicazione fra le settentrionali terre germaniche e le peninsulari italiche
vestigio di una ispirazione architettonica tanto vantaggiosa e utile quanto capace di appagare l’animo come oggetto di meritata e degna contemplazione.
Ostrogoti ,longobardi e franchi caratterizzati da comportamenti istintivi e aggressivi anticipano, nel proseguo medievale
lo Stato Ecclesiastico nelle vesti di Principato Vescovile di Trento e spettatore della mirabile impresa del genio militare della Repubblica di Venezia capace di trasferire un’intera flotta navale dalle acque dell’Adige ,attraverso il passo di San Giovanni, al Lago di Garda, un impresa raccontata dai libri sotto il titolo di

“Galeas per Montes”

Ancora ,nel segno persistente di protagonista nella storia, l’era moderna racconta scenari tracciati dalle vicende belliche napoleoniche e dalle gravi e luttuose battaglie della Grande Guerra.
La fiaba trascritta dai fratelli Grimm ,recuperata dalla tradizione orale germanica e ripresa dalla non meno magica firma di Walt Disney suggerisce alla coscienza il fascino e le emozioni di fantasie ben riposte:
la mela con la quale la perfida Grimilde ,la Regina Cattiva, costringe Biancaneve a un lungo sonno in attesa del principe, diventa simbolo della ripresa economica di questa regione altrimenti destinata a un futuro incerto.
Oggi a guardare dal fondovalle, rigogliosi meli campeggiano le figure di antichi e maestosi castelli , tra pendii erbosi
e blocchi di pietra,
in una rappresentazione artistica ricca di storia e passione, bagaglio di una secolare letteratura popolare.
Il Lago di Carezza, ai piedi del massiccio di Latemar e descritto come uno dei più belli al mondo, circondato da una fitto bosco di abeti è romantico cantore di un amore mai raggiunto:
uno splendido arcobaleno costruito dalla magia di uno stregone innamorato di gemme preziose
viene ridotto a pezzi e fatto cadere dalla Sua stessa rabbia per non essere riuscito a conquistare il cuore della bella Ninfa celata fra le acque.
Da quel giorno, ne il volto ne il canto della mitica fanciulla hanno più accompagnato i viandanti del bosco, ma i colori delle gemme perse nel
lago sono esplosi restituendo un motivo di ammirazione e stupore .
Le caratteristiche particolari della cultura di un popolo si rendono evidenti nelle consuetudini alimentari, in quella che può configurarsi come idea di prossimità o di urgenza ,ma anche in relazione alle necessità di un’economia fondata sulle risorse del territorio;
in questo complesso ,fatti storici e circostanze ambientali assumono un significato importante.
Il ruolo dei formaggi, siano destinati al consumo familiare o come oggetto di scambio, diventa giocoforza primario in quelle regioni montane ,talvolta isolate da condizioni climatiche sfavorevoli.
Si palesa l’importanza delle tecniche di scrematura per separare la parte grassa del latte destinandola alla produzione del burro,

indispensabile alimento energetico e conveniente ritorno economico nei tempi passati, mentre la restante quota di latte privata della parte nobile viene asservita alla lavorazione di prodotti utili al consumo e occasionalmente prestati al commercio o inseriti nei contratti di affitti di terreni e
pascoli.
La condizione di difficoltà di sostentamento, spesso motivo di abbandono e diminuzione progressiva della popolazione nel vortice
delle alternanze politiche e militari
in particolare fra il XVIII e il XX secolo, trovano una valida soluzione nella produzione casearia
capace di sviluppare importanti energie nel quadro economico locale e scongiurando in questo modo il fenomeno di emigrazione.
Diretta a far fronte alla particolare condizione che s’accompagna a queste terre, viene a proporsi la “Comunità delle Regole” sin dall’epoca feudale

garantendo efficienza e rendimento di un patrimonio indiviso di terre coperte da erbe utilizzabili come foraggio e boschi come fondamentale risorsa naturale i cui ricavi vengono destinati alla collettività.
- Gli abitanti ,originari delle terre comprese fra Le Alpi Retiche meridionali e la Val Rendena , partecipano attivamente ai vantaggi offerti
- superando con essa le incertezze di approvvigionamento economico e alimentare.

I masi ,ovvero abitazioni connesse ad allevamento di bestiame ,e i pascoli estivi di montagna ,chiamati malghe o casere,
garantiscono la consistenza e la continuità sociale come opportuna fonte di ricchezza non solo economica ma anche e in particolare culturale ,
diventando luogo di aggregazione e di accrescimento progressivo del paesaggio rurale.
Un contributo importante ,fatto di sommo pregio e oggetto di gradimento ,arriva proprio da questi luoghi attraverso una tradizione casearia conservata a ritroso, in un tempo lontano, sostenendo un patrimonio di possibilità;
questo frutto esemplifica la capacità di ottimizzare le materie prime ,attraverso l’esercizio pratico e strumentale di
un’arte all’uso comune.
La tradizione casearia trentina ,i cui elementi essenziali contengono le sfumature della lingua tedesca e alla stessa
natura sono vincolate
si rivela con un’eccezionale varietà, inserita negli elenchi delle produzioni tipiche tracciando una tangente con le
comuni antiche origini.
Nomi di difficile pronuncia stigmatizzati dal duro accento, anticipano le forme e le produzioni casearie delle località
della provincia di Bolzano ,collegate attraverso la strategica via romana Augusta.
- La Val Pusteria , la Val Gardena la Valle Aurina annoverano produzioni centenarie legate alla magra economia di sussistenza montanara.
Frutto dell’esperienza, maturata nel bisogno fondamentale di autosufficienza, si colloca un cacio “primordiale” ,lavorato con latte totalmente scremato e ottenuto per acidificazione dello stesso, senza l’utilizzo di caglio ,tanto era la povera la realtà agreste;
documentato per la prima volta nel 1325 presso i registri del convento di
Castel Badia, il Graukase

presente nel Tirolo Orientale ,ma diffuso anche in altre località con alcune varianti, appartiene alla famiglia dei formaggi “grigi e poveri”
prodotti in tempi antichi dalle donne dei villaggi e oggi partecipe più che mai di un patrimonio cognitivo da salvaguardare.
La realtà produttiva locale conserva l’espressione “nostrano” a formaggi tipici, determinati da caratteristiche costanti ma distintive di ogni luogo ,accomunate da un’antica storia:
- il Massiccio del Lagorai ,traversato da sentieri e mulattiere le cui memorie sono scandite dalle paure di giovani soldati della Prima Guerra,
è consuetudine di una dieta povera, talvolta supportata dall’esperienza di accorti casari soliti a ricavare dalla risorsa naturale il maggior frutto possibile;
invalso col nome di Nostrano di Casèl prodotto dei pascoli estivi e delle odorose stalle invernali, è figlio di una cultura ferma nel tempo ,evidente e particolare di piccoli caseifici di montagna.

L’attività delle malghe trentine traduce le fresche erbe dei pascoli in un’idea incontaminata e salubre, materializzandosi in piccole tome, un tempo trasportate
sui dorsi dei muli,

e conosciute con nome di “Nostrano d’Alpe” e talvolta con appellativi fortuiti e più generici “Nostrano misto” conservando
in essa le necessità e le opportunità del momento.

Lo Stelvio ,la Spressa delle Giudicarie, il Puzzone di Moena arricchiscono la rubrica casearia di questa regione ,


suggellata da un rapporto dell’uomo con la natura attraverso i cicli naturali delle stagioni
che magia, e che sogno:
un lago colorato dalle gemme ,la melodia di una affascinante Ninfa e la bellezza innocente di Biancaneve


manca solo un cestino pieno di Ortler e Vezzèna pronti per essere assaggiati con sana e golosa voglia, facendo solo attenzione a non accettare mele dalla cattiva Grimilde e a non infastidire lo scontroso Masarè..

Io chiudo gli occhi e sento già il profumo di cose buone