Poesia di Luigi Mercantini


La spigolatrice di Sapri, la statua si ispira a una poesia: ecco testo e significato
La statua della spigolatrice di Sapri si ispira a una poesia di Luigi Mercantini. Ecco il testo.
Sul web in questi giorni è ancora calda la polemica sulla statua della Spigolatrice di Sapri a opera dello dello scultore Emanuele Stifano e inaugurata qualche giorno fa nella cittadina campana

Il dibattito è ancora aperto sulla rappresentazione della donna, proposta ancora una volta come sensuale e avvolta da una veste leggerissima che ne risalta le forme, confermando la tendenza sessista di oggettivazione del corpo femminile.

La spigolatrice di Sapri: il riferimento storico dietro la statua e la poesia
La scultura è stata commissionata in onore di uno degli episodi più importanti del Risorgimento italiano, e cioè la fallita spedizione di Sapri del rivoluzionario e patriota italiano Carlo Pisacane il 28 giugno 1857.
Esiste una poesia scritta dal poeta marchigiano Luigi Mercantini che si ispira proprio a questo evento storico, il tentativo di innescare una rivoluzione antiborbonica nel Regno delle Due Sicilie che però fallì inesorabilmente.

Dopo aver liberato oltre 300 detenuti della prigione politica di Ponza, una decina di loro imprigionati per reati politici, il resto detenuti comuni, Pisacane e gli altri rivoluzionari incontrarono la “resistenza” dei contadini a Sapri.
Le autorità borboniche li avevano infatti “informati” dell’arrivo di centinaia di criminali evasi dal carcere. Lo scontro fu sanguinario e devastante.

La poesia, scritta nel 1858, si intitola proprio La spigolatrice di Saprie vede come protagonista una donna che lavora come spigolatrice di grano. Le spigolatrici erano donne il cui compito consisteva nel raccogliere le spighe di grano rimaste sul campo dopo la mietitura.
La spigolatrice di Sapri: testo della poesia
Più che una poesia, La spigolatrice di Sapri è una ballata di atmosfera tardoromantica. La spedizione di Carlo Pisacane viene raccontata dal punto di vista di un’umile lavoratrice del Sud Italia, una spigolatrice che si invaghisce di Pisacane e che segue i rivoluzionari nella battaglia, osservandone da lontano la tremenda sconfitta
La ballata è composta da cinque strofe di quattro distici di endecasillabi in rima baciata.
Il verso che apre e chiude il componimento è composto da un endecasillabo e un quinario anch’essi a rima baciata, ed è un verso molto celebre e citato della storia della letteratura italiana.
Eran trecento, eran giovani e forti
e sono morti!
Me ne andava al mattino a spigolare
quando ho visto una barca in mezzo al mare:
era una barca che andava a vapore,
e alzava una bandiera tricolore.
All’isola di Ponza si è fermata,
è stata un poco e poi si è ritornata;
s’è ritornata ed è venuta a terra;
sceser con l’armi, e a noi non fecer guerra.
Eran trecento, eran giovani e forti,
e sono morti
Sceser con l’armi e a noi non fecer guerra,
ma s’inchinaron per baciar la terra.
Ad uno ad uno li guardai nel viso:
tutti aveano una lagrima e un sorriso.
Li disser ladri usciti dalle tane,
ma non portaron via nemmeno un pane;
e li sentii mandare un solo grido:
“Siam venuti a morir pel nostro lido”.
Eran trecento, eran giovani e forti e sono morti!
Guardommi, e mi rispose: “O mia sorella,
Vado a morir per la mia patria bella”.
Io mi sentii tremare tutto il core,
né potei dirgli: “V’aiuti il Signore!”
Eran trecento eran giovani e fortie sono morti!
Quel giorno mi scordai di spigolare,
e dietro a loro mi misi ad andare:
due volte si scontrâr con li gendarmi,
e l’una e l’altra li spogliâr dell’armi:
ma quando fûr della Certosa ai muri,
s’udirono a suonar trombe e tamburi;
e tra ’l fumo e gli spari e le scintille
piombaron loro addosso più di mille.
Eran trecento eran giovani e forti
e sono morti!
Eran trecento eran giovani e forti
e sono morti!
parean tre mila e vollero morire;
ma vollero morir col ferro in mano,
e avanti a loro correa sangue il piano:
fin che pugnar vid’io per lor pregai,
ma a un tratto venni men, né più guardai:
io non vedea più fra mezzo a loro
quegli occhi azzurri e quei capelli d’oro.