Perché proviamo invidia? (…o alcuni la provano?)
Chiediamocelo, chiedetevelo: perché proviamo invidia, gelosia, rabbia per il successo altrui?

Chiediamocelo, chiedetevelo: perché proviamo invidia, gelosia, rabbia per il successo altrui?
Nei tempi che viviamo fanno sicuramente pena quelle persone che stanno a guardare il successo altrui vivendolo con un profondo senso di sofferenza , persone tristi, sicuramente persone un po’ fallite, persone alla deriva dell’anima, sicuramente pregne di una forte sensazione di gelosia e rivalità che spesso le porta a fare scelte poco intelligenti:
Cristiano Sandona’
persone orribili?
Persone con qualcosa non va?
Che nascondono malamente nel profondo un vero mostro verde d’invidia?
No, per carità, solo persone meno dotate. Che palesano reazioni più comuni di quanto si possa pensare, assolutamente umane che nascono dal nostro innato bisogno di confrontarci con gli altri.
E capita che quel confronto si traduca in gelosia e senso di inadeguatezza: ma capirne il motivo può
Perché proviamo rabbia per il successo altrui?
È possibile che le persone intorno a noi stiano facendo cose incredibili, ottenendo riconoscimenti e raggiungendo traguardi importanti.
Magari noi stessi stiamo andando alla grande, realizzando sogni e lavorando duro, ma comunque non possiamo fare a meno di provare quell’orribile senso di rabbia e invidia. Perché succede?
La psicologa americana Rachel O’Neill lo spiega in poche parole:
”A volte sperimentiamo questo desiderio di metterci a confronto con gli altri, una tendenza che generalmente scatena una reazione in particolare: io non sono abbastanza’. In una certa misura, questa tendenza al confronto – e la successiva sensazione di inadeguatezza – sono naturali. Le cose si complicano quando cominciamo a sentirci in colpa per la nostra gelosia e per il senso di fallimento”.
Dovremmo essere felici per un amico, un conoscente che ha sfondato sul lavoro, invece ci sentiamo da schifo e vorremmo solo essere al posto suo.
E sì, può capitare anche di invidiare il partner: lo amiamo, ma il suo successo ci provoca comunque rabbia. Anche se ci sentiamo di essere persone orribili, non lo siamo affatto.
L’invidia non significa automaticamente che non amiamo qualcuno o non ci preoccupiamo per lui.
Siamo semplicemente “vittime” di una normale reazione emotiva che il nostro cervello è programmato per scatenare: il mondo in cui viviamo ci ha abituati al continuo paragone, la società attuale prende sempre di più da noi e proviamo una forte ansia da prestazione.
In questo scenario è difficile controllare sensazioni che scattano in automatico.
Come gestire l’invidia e dare un boost alla nostra autostima
Più il confronto con amici, conoscenti e colleghi è impietoso, più l’autostima scende in picchiata.
Ma è un cane che si morde la coda, perché meno autostima = più rabbia per i risultati altrui.
Uscire dal tunnel è però possibile: possiamo migliorare il modo in cui ci paragoniamo agli altri diminuendo sempre di più il numero dei confronti e ricostruendo un senso di maggiore fiducia in noi stessi.
Il primo passo essenziale è quello di imparare a riconoscere le nostre emozioni per capirle e gestirle al meglio e la O’Neil spiega come fare:
“Invece di concentrarci sul bloccare l’emozione sgradita, focalizziamoci invece sull’identificazione di ciò che stiamo provando, dando all’emozione spazio e tempo per scatenarsi. Dobbiamo anche capire che provare sentimenti di invidia o inadeguatezza nei confronti del successo altrui è assolutamente normale e non c’è nulla di male.
Se ciò non dovesse bastare a farci sentire meglio, allora abbiamo altri assi nella manica:
“Prendiamoci un po’ di tempo per valutare cosa vogliamo ottenere nella vita: può essere un’importante opportunità per prendere appunti su obiettivi e intenzioni. E, invece di concentrarci sui risultati altrui, potremmo focalizzare tutta la nostra attenzione su ciò per cui siamo grati nella vita”.
Che sia una bella casa, tanti amici intorno a noi, un complimento sul lavoro o un piccolo successo personale: impariamo a fare caso alle piccole e grandi cose che ci rendono felici.
Infine, last but not least, la O’Neil suggerisce un po’ di utilissimo digital detox:
“Per quanto possibile cerchiamo di limitare l’uso dei social media, soprattutto in cui momenti in cui ci sentiamo molto vulnerabili rispetto al confronto con gli altri”.
Proprio così: i social media non fanno che alimentare il senso di frustrazione, invidia e infelicità in chi ne abusa. Sì, perché vedere tutte quelle foto (assolutamente costruite e modificate ad hoc) che mostrano vite perfette – quasi di plastica – può addirittura portarci alla depressione.
Please, ricordiamoci sempre che non c’è nulla di male nelle emozioni negative, non siamo i soli al mondo a provarle e – con un po’ di pratica e molta più fiducia in noi stessi – riusciremo a superarle definitivamente. Magari senza censurare o cercare di celare agli altri il successo altrui evitando così di fare effettivamente delle figure assai misere…
Così non solo godremo dei successi altrui, ma festeggeremo anche i nostri….a buon intenditore .