Non sono stato felice

Allenare la felicità – La Psicologia Positiva
“Ho commesso il peggior dei peccati che un uomo possa commettere: non sono stato felice”
Questo è l’incipit della poesia il “Rimorso” di Jorge Luis Borges. Nessuno vorrebbe mai ritrovarsi ad ammettere questo peccato.
La felicità spesso sembra un’idea inafferrabile quasi scivolosa. Pensiamo di poterla afferrare ma poi ci sfugge. È un po’ come il Santo Graal. La leggenda narra che chi, tra i mortali, riuscirà a trovare la coppa conquisterà la felicità terrena e celeste. Si tratta in questo caso di un oggetto mitico, meraviglioso, ma probabilmente introvabile.
La psicologia positiva suggerisce che la felicità sia più che ottenibile. È il risultato naturale che otteniamo costruendo il nostro benessere e cercando la soddisfazione nella nostra vita.
“Tutti gli esseri umani vogliono essere felici; peraltro per poter raggiungere una tale condizione, bisogna cominciare col capire cosa si intende per felicità”
(Jean Jacques Rousseau.)
L’obiettivo della psicologia positiva nella teoria del benessere è misurare e costruire il funzionamento ottimale dell’uomo, quello che chiamiamo benessere.
Cosa s’intende per positivo nella psicologia positiva?
Il concetto di Positivo è piuttosto semplice. Si riferisce a ciò che vogliamo per noi stessi: vogliamo sentirci bene, vogliamo avere relazioni e legami importanti con la nostra famiglia e con gli amici, vogliamo utilizzare le nostre potenzialità/abilità uniche in modo da riuscire a rendere noi stessi e il mondo un posto migliore. Vogliamo inoltre che le nostre vite abbiano un significato. La psicologia positiva usa metodi scientifici per studiare questi argomenti e per cercare di capire cosa ci fa prosperare. Vuole inoltre identificare i passi concreti che possiamo intraprendere per aumentare il nostro benessere.
Il “concetto di positivo” non è solo l’assenza del negativo. Esso si riferisce a ciò che apprezziamo come ad esempio la gioia, la serenità, il coraggio, l’ottimismo, l’altruismo, la pace, la perseveranza, la creatività e l’amore. L’ottenimento di quello che apprezziamo non avviene automaticamente combattendo ciò che è negativo cioè la tristezza, l’ansia, la paura, l’egoismo, la noia e l’odio, ma soprattutto coltivando tutto ciò che apprezziamo.
La felicità ed il benessere
Partiamo dall’idea che la felicità è essenziale per vivere una vita piena di significato. Come si cerca e soprattutto come si mantiene la felicità? In cosa consiste il benessere?
La psicologia positiva tenta di definire il benessere attraverso cinque elementi chiave. Ognuno di questi elementi è essenziale per il nostro benessere e per la soddisfazione della vita. Insieme formano il solido fondamento su cui possiamo costruire una vita felice e prospera.
Nessuno dei cinque elementi, preso singolarmente, può dirci qual è il nostro livello di benessere.
La teoria del benessere nega che l’oggetto della psicologia positiva sia una sola cosa ma pensa che sia un costrutto (il benessere) che a sua volta contiene degli elementi misurabili, ognuno dei quali è come una cosa reale e contribuisce al benessere, ma nessuno di essi lo definisce appieno.
Ogni elemento del benessere, per essere tale, deve avere tre proprietà:
1. Contribuire al benessere
2. Essere ricercato per il suo piacere intrinseco e non per ottenere uno degli altri elementi
3. Essere definito e misurato indipendentemente dagli altri elementi (esclusività)
Quali sono dunque questi cinque elementi del benessere?
Possono essere identificati con l’acronimo PERMA (inglese).
Emozione positiva (P=Positive Emotion)
Quando qualcuno ci chiede se siamo soddisfatti della nostra vita, la risposta dipende molto spesso dall’umore che abbiamo in quel preciso momento. Quando ci sentiamo positivi, riusciamo a guardare indietro, al passato, con gioia; ad immaginare il futuro con speranza; gustiamo e godiamo del presente.
Per sperimentare il benessere e quindi per star bene, abbiamo bisogno di emozioni positive come la pace, la gratitudine, la soddisfazione, il piacere, la speranza la curiosità e l’amore. Se non sperimentiamo abbastanza emozioni positive nella nostra vita, dovremmo fermarci e riflettere sul perché questo accada.
Perché?
Le emozioni positive hanno un impatto che va ben oltre il portare un sorriso sui nostri volti. Sentirci bene ci aiuta a lavorare e studiare meglio, aumenta la nostra salute fisica, rafforza le nostre relazioni e ci aiuta ad essere creativi, a correre rischi e a guardare al futuro con ottimismo e speranza. Sentirsi bene è contagioso. Vedere i sorrisi ci fa desiderare di sorridere. Le risate “rumorose” ci fanno sorridere; quando condividiamo i nostri buoni sentimenti con gli altri, essi apprezzano la nostra compagnia.
Tutti noi abbiamo sperimentato alti e bassi nella vita, ma ci facciamo del male se ci fossilizziamo sui livelli più bassi. Se guardiamo al passato con dolore e rimpianto, diventiamo depressi. Se pensiamo al futuro e ci preoccupiamo del pericolo e del rischio, diventiamo ansiosi e pessimisti. Quindi è incredibilmente importante riconoscere le emozioni positive che proviamo, così da poter godere nel presente senza preoccupazioni e rimpianti.
Come?
Cos’è che ci fa sentire bene? Alcuni esempi sono: passare del tempo con gli amici e la famiglia, dedicarci agli hobby, fare esercizio fisico, immergerci nella natura o mangiare un ottimo cibo. Dobbiamo assicurarci che ci sia sempre spazio nelle nostre vite per queste cose. Coltivare emozioni positive rende più facile sperimentarle in modo naturale. Molti di noi hanno una tendenza automatica ad aspettarsi il peggio, vedere il lato negativo ed evitare di correre rischi. Se impariamo a coltivare sentimenti positivi nella nostra vita, iniziamo a sperare per il meglio, a vedere il lato positivo e ad imparare a cogliere grandi opportunità quando si presentano. (esercizio visita di gratitudine; esercizio delle tre benedizioni)
Coinvolgimento (E=Engagement)
Il coinvolgimento è l’essere completamente assorbiti dalle nostre attività (compiti, lavori, progetti, situazioni) fino a sperimentare lo stato di flow.
Quando siamo in ozio totale, non ci impegniamo in nulla non prosperiamo in alcuna cosa o attività anzi ci annoiamo e ci sentiamo inutili. Ma quando ci impegniamo nella nostra vita e nel nostro lavoro, ci sentiamo coinvolti e assorbiti. Riusciamo ad avere maggiore slancio, maggiore concentrazione e possiamo entrare nello stato di “flow”. In Psicologia Positiva, “flusso” descrive uno stato di immersione totale e beata nel momento presente.
Perché?
Potremmo pensare ad una metafora tra coinvolgimento con “quantità di moto”. Ad esempio, quando siamo a letto la mattina è spesso difficile convincerci a gettare le coperte e mettere i piedi per terra. Ci preoccupiamo della temperatura, ci sentiamo stanchi o meglio siamo pigri. Se rimaniamo lì distesi, pensiamo ma non concludiamo nulla. Pensiamo ora al movimento, alla corsa. Chi ha sperimentato la corsa sa che mentre corri, ti senti sicuro di te. Ti muovi nello spazio: un piede avanti all’altro, senza fermarti. Sei completamente assorbito nel momento presente.
Non tutti amano correre, ma c’è chi si sente in questa situazione di totale assorbimento nelle attività quando suona, dipinge, balla o cucina. Chi ha la fortuna di praticare un lavoro che lo appassiona, probabilmente ti sente così al lavoro. È più probabile che realizziamo il nostro potenziale unico quando siamo impegnati in attività che ci assorbono e ci ispirano.
Come?
Gran parte del lavoro della psicologia positiva comporta l’identificazione e l’“allenamento” dei punti di forza, delle virtù e dei talenti personali. La prima cosa da fare è identificare i nostri più grandi punti di forza, e capire come possiamo utilizzarli, applicarli e sfruttarli nel lavoro e nelle nostre attività. In questo modo ci sentiremo più sicuri, produttivi e preziosi.
Ad esempio, potremmo incrementare il nostro coinvolgimento nel lavoro minimizzando le distrazioni, impegnandoci nelle seguenti attività: 1. Dormire bene; 2. Organizzare 5 minuti a inizio lavoro il materiale occorrente; 3. Definire un momento preciso della giornata da dedicare alle telefonate e alle mail; 4. Fare una scala delle priorità – una check list delle cose da fare – delegare alcune attività; 5.
Prendersi una pausa per camminare almeno una volta nella giornata per almeno 5 minuti (mettere in moto il nostro corpo ci dà energia e ci fa sentire più vigili e attenti).
In conclusione, bisogna conoscere, capire i nostri punti di forza e comprendere come essi ci possono aiutare o che influenza possono avere sulle nostre attività. Poi possiamo esplorare come ci sono stati di aiuto in passato e nel presente. Questa consapevolezza ci aiuta a concentrarci sul presente e ad attivare una fase operativa in cui applichiamo quanto abbiamo appreso (e di cui siamo consapevoli) al nostro presente.
Relazioni (R=Relationship)
Gli esseri umani sono animali sociali. Una delle prime definizione ce l’ha lasciata Aristotele il quale affermava che l’uomo è un animale sociale in quanto tende ad aggregarsi con altri individui e a costituirsi in società: egli è incapace di vivere isolato dagli altri. Abbiamo dunque bisogno di connessioni, amore, contatto fisico ed emotivo con gli altri. Miglioriamo il nostro benessere costruendo solide reti di relazioni intorno a noi, con familiari, amici, colleghi, vicini e tutte le altre persone che si affacciano sulle nostre vite.
Perché?
Conosciamo il detto, “mal comune, mezzo gaudio” e possiamo ottimizzarlo come segue: “La felicità condivisa è felicità al quadrato”. Quando condividiamo la nostra gioia con coloro che amiamo, proviamo ancora più gioia. E quando amiamo, diventiamo più amabili.
Spesso per mantenere le nostre vite in equilibrio abbiamo bisogno di relazionarci agli altri. Quando siamo soli, ci capita di perdere la giusta prospettiva degli eventi, di dare il peso sbagliato a ciò che ci capita, dimentichiamo che gli altri potrebbero sopportare problemi maggiori rispetto ai nostri.
Quando lasciamo che altre persone entrino nelle nostre vite, ci ritroviamo in una situazione in cui possiamo donare e ricevere. Facendo parte di una comunità, abbiamo una rete di supporto intorno a noi e ne prendiamo parte.
Come?
Dobbiamo mantenere buone relazioni con le persone che fanno parte della nostra vita.
È ugualmente importante riconoscere la differenza tra una relazione sana e una relazione dannosa. Alcune relazioni sono pericolose perché sono unilaterali o codipendenti (cioè relazioni manipolatorie).
La chiave di tutte le relazioni è l’equilibrio. Non è sufficiente circondarci di “amici” – dobbiamo anche ascoltare e condividere, fare uno sforzo per mantenere le nostre connessioni e lavorare per rendere tali connessioni forti.
Un esercizio che si potrebbe fare è pensare ad una lista delle 5 persone con cui passiamo più tempo nelle nostre giornate. La domanda da porsi è: Hanno un’influenza positiva?
Senso/significato (M=Meaning)
Viviamo al meglio quando dedichiamo la nostra esistenza a qualcosa di più grande, che va oltre noi stessi: pensiamo alla fede religiosa, al lavoro per una comunità, alla famiglia, ad una causa politica, ad una causa umanitaria, ecc.
Perché?
Gli studi hanno dimostrato che le persone che appartengono ad una comunità e perseguono obiettivi condivisi sono più felici delle persone che non lo fanno. Ad esempio, anche nel lavoro è molto importante sentire che quello che facciamo è coerente con i nostri valori e con le credenze personali. Di giorno in giorno, se crediamo che il nostro lavoro valga la pena, proviamo un generale senso di benessere e fiducia perché stiamo usando il nostro tempo e le nostre capacità per il bene nostro e degli altri.
Come?
Dobbiamo capire cos’è importante per noi. Potrebbe essere la famiglia, la conoscenza o la fede; forse ci sentiamo bene ad aiutare i bambini svantaggiati o a proteggere l’ambiente. Una volta identificato ciò che conta per noi, dobbiamo trovare le persone con idee simili e iniziare a lavorare insieme per gli obiettivi che ci stanno a cuore. Possiamo trovare un significato nella nostra vita professionale e personale. Se identifichiamo una missione più profonda nel nostro lavoro rispetto alla mera operatività, siamo nella posizione migliore per applicare i nostri talenti e i nostri punti di forza al servizio di questa missione.
Realizzazione/risultato (A=Accomplishment)
Ci è stato insegnato che “vincere non è tutto”. Dovremmo cercare il successo, godendo del gioco e del percorso che facciamo. La verità è che le persone hanno bisogno di vincere, di ottenere il risultato. A che servono obiettivi e ambizioni se non li raggiungiamo mai? Per raggiungere il benessere e la felicità, dobbiamo guardare indietro alle nostre vite con un senso di realizzazione: “L’ho fatto, e l’ho fatto bene”.
Perché?
Non c’è niente di male o di egoistico nell’essere orgogliosi dei nostri successi. Quando stiamo bene e siamo positivi perché abbiamo raggiunto un obiettivo o ottenuto un risultato sperato, siamo più motivati e quindi lavoriamo maggiormente per cercare di ottenere ancora di più la prossima volta. I successi del passato ci fanno sentire più sicuri e ottimisti rispetto ai nostri progetti. Diventiamo anche fonte di ispirazione per gli altri.
Come?
Dobbiamo pensare “in grande” o meglio dobbiamo desiderare e immaginare uno scenario (vision) che poi andremo suddividere in piccoli passi e fasi con obiettivi di breve termine da raggiungere, ad esempio settimanali.
È importante definire degli obiettivi chiari, definiti e raggiungibili anche di piccolissima entità.
È vitale infine coltivare la resilienza contro il fallimento e le battute d’arresto. Il successo non è sempre facile, ma se rimaniamo positivi e concentrati, non ci arrenderemo quando le avversità che dovremo affrontare.
Benessere = Massimizzare il PERMA
In conclusione, per raggiungere il BENESSERE (a differenze della teoria della felicità) non scegliamo il nostro percorso di vita nel tentativo di massimizzare il nostro stato d’animo ma scegliamo di massimizzare tutti i cinque elementi del PERMA. Nessuno di questi elementi definisce da solo il benessere ma tutti vi contribuiscono.
L’obiettivo della psicologia positiva mira ad aumentare la quantità di flourishing nella vita cioè il suo funzionamento ottimale, il benessere. Il conseguimento di questo obiettivo ha inizio nel momento in cui chiediamo a noi stessi che cosa ci rende realmente felici.
“La felicità …. Cercatela tutti i giorni continuamente. La felicità l’hanno data a tutti noi in dono quando eravamo piccoli. Era un regalo così bello che lo abbiamo nascosto come fanno i cani con l’osso quando lo nascondono. Molti di noi l’hanno nascosto così bene che non si ricordano dove l’hanno messo, ma lo abbiamo. C’è la felicità, è lì, dobbiamo pensarci sempre e anche se lei si dimentica di noi, noi non ci dobbiamo mai dimenticare di lei.”
(R. Benigni)
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