Nel lupanare di Pompei

Quei quadri pornografici. Ecco le posizioni preferite a Pompei

 
Se nella Villa dei Misteri la sessualità finalizzata al matrimonio era una citazione rituale, nel lupanare di Pompei i dipinti parietali si configurano come una sorta di enciclopedia delle posture amorose.

Certo non è possibile pensare a immagini raffinate come a quelle del Kamasutra, che dischiude anche le più poetiche – e improbabili – danze d’amore.

Ma le varianti dell’atto sono qui censite secondo quella che, in una catalogazione quantitativamente più limitata rispetto ai barocchismi orientali, era la prassi in uso.

La funzione esercitata dai dipinti era legata all’eccitazione maschile che, com’è ben noto, è inizialmente visiva.

Le opere nelle quali appaiono le congiunzioni umane – con predominanza della cosiddetta postura del guerriero.

con l’uomo supino e la donna che incombe su di lui completata da altri dipinti pompeiani che delineano la postura more ferarum – si rivelano peraltro come precipue opere di pornografia, finalizzate alla preparazione del rapporto sessuale.


Nel lupanare di Pompei c’è un edificio di modeste dimensioni, strutturato con ingressi indipendenti.

Si è ipotizzato che al piano terreno avessero accesso i clienti delle classi più modeste – che consumavano il rapporto sessuale su letti in muratura – e al piano superiore s’aprissero invece le stanze da letto della clientela di riguardo.

Più ampie e ariose.

Non è invece escluso che il primo livello del lupanare fungesse da luogo di esposizione della “merce” e che la tenutaria della casa accompagnasse i clienti stanza per stanza, dove, sui letti erano sdraiate le giovani prostitute.  

I dipinti sovrastanti consentivano di immaginare ciò che di lì a poco sarebbe avvenuto con la donna.

Al Museo Archeologico di Napoli è conservato uno stupendo strappo di pittura erotica nel quale in ginocchio un giovane prende more ferarum una magnifica bruna

nuda nella parte inferiore del corpo: qualcuno aggiunse al dipinto lente impelle, spingi lentamente – risultava essere un’esortazione e una regola da imporre ai focosi frequentatori dei postriboli.

Passando in rassegna le figure erotiche pompeiane, è possibile stilare la linea preferenziale degli antenati.

Prevalgono scene con la donna in posizione dominante, seguite dalla raffigurazione di rapporti sessuali a tergo, mentre meno diffuse sono le immagini  della cosiddetta” postura del missionario”, quella che nell’Italia dell’Ottocento e del Novecento risultava la posizione maggiormente praticata.

A Pompei sorgevano venticinque lupanari, un numero elevato, se si considera che la popolazione complessiva era di ottomila-diecimila abitanti. Pompei era comunque una zona di forte afflusso commerciale e mercantile, anche grazie agli approdi navali.

Il sostantivo lupanare, com’è noto, deriva da lupa che, in latino, significava prostituta.

Per Messalina, la moglie dell’imperatore Claudio – si erano sposati quando lei aveva 14 anni e lui una cinquantina

la frequentazione del postribolo di Roma, nei pressi del Circo Massimo, come prostituta, era una deviazione della sessualità, un’ipertrofia del desiderio erotico.

Si presentava completamente depilata, con i capezzoli cosparsi d’oro, il bistro agli occhi e le labbra intensamente colorate dal rossetto. In un postribolo aveva la propria cella, dove si concedeva, a pagamento

senza rivelare la propria identità e si presentava con il nome di Lysisca. La deviazione sessuale della giovane imperatrice era comunque nota a Roma.

Tornava verso il mattino «esausta per gli amplessi, ma mai soddisfatta, rincasava: con le guance orribilmente annerite e deturpata dalla fuliggine delle lampade, portava la puzza di bordello nel letto dell’imperatore».

La ninfomania di Messalina fu tollerata dall’imperatore Claudio fino al momento in cui la donna, innamoratasi, si sposò con il proprio amante.

A quel punto Claudio ne ordinò la morte. Anche la linea ereditaria fu mutata. Britannico, figlio di Messalina e Claudio non diventò imperatore e il suo posto fu assunto da Nerone, figliastro di Claudio, che aveva sposato Agrippina.

LE ISCRIZIONI SUI MURI DEI BORDELLI DEL LUPANARE DI POMPEI

Hic ego puellas multas futui. «Qui ho fottuto molte
fanciulle»


Hic ego, cum veni, futui, deinde redei domum. «Qui io, dopo il mio arrivo, ho fottuto; dopo me ne sono ritornato a casa»


Fututa sum hic. «Qui sono stata fottuta»


Myrtis, bene felas. «Myrtis, tu succhi bene»


Hinc ego nun futui formosam puellam laudatam a multis, sed lutus intus erat. «Qui ho appena fottuto una formosa fanciulla lodata da molti, ma dentro era fangosa»

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