Musica degli antichi Celti

Nessuna testimonianza della musica degli antichi Celti o Galli come li si voglia chiamare

Nessuna testimonianza della musica degli antichi Celti o Galli come li si voglia chiamare

è giunta fino ai nostri tempi, perciò con il termine di Musica Celtica, si è voluto intendere oggi 

la musica popolare dei molti paesi europei dalle ormai remote origini celtiche: Irlanda, Scozia, Galles, Bretagna, ma anche Galizia e Italia settentrionale.

Si comprendono anche quelle aree geografiche intercontinentali che hanno risentito dell’influenza della cultura celtica esportata dagli immigrati irlandesi e scozzesi negli Stati Uniti e nel Canada 

e più in generale si includono anche le forme musicali rock basate sulle caratteristiche proprie della tradizione celtica.


Non solo “Nazioni Celtiche” ufficialmente riconosciute, ma anche più genericamente la Vecchia Europa

(e in particolare una terra che nle Medioevo era chiamata Occitania) e tutte le fioriture nelle terre d’oltremare dove i “Celti” si sono sparpagliati (America, Canada, Australia)

Una musica strumentale che le singole tradizioni hanno caratterizzato, dando poi nomi diversi a strutture simili

dei canti che hanno come matrice comune la ballata di origine medievale e che sono stati poi interpretati con idiomi diversi.


La musica popolare iniziò ad essere stampata nel Cinquecento su dei fogli che in Gran Bretagna erano detti “Broadsides” (in italiano “fogli volanti”):

si vendevano per le strade, si trovavano affissi ai muri delle taverne, il testo non era scritto con la musica

ma si indicava solo il titolo di una melodia tradizionale estremamente popolare e già conosciuta da tutti i suoi lettori.

Sempre viva però rimase la trasmissione orale tra musicisti e appassionati, ovvero la gente comune, finchè a partire dal Settecento e più diffusamente nell’Ottocento

molti ricercatori e studiosi trascrissero melodie e testi nella compilazione di raccolte, per arrivare al grande lavoro di ricerca etnografico

e di registrazioni sul campo operato più sistematicamente nella prima metà del Novecento

quando la musica popolare stava scomparendo di pari passo con lo sgretolarsi delle comunità che l’avevano praticata.

Rumore del vento sulla cima delle montagne, canto del mare, nebbia sulle verdi colline tra l’erica e i cespugli di uva spina…


Immagini e sensazioni evocate da un arpeggio sfiorato sulle corde dell’arpa, un gorgheggio del flauto che richiama il frusciare delle foglie nel vento

le sonorità antiche e brillanti dell’irish bouzouki e il lamento della cornamusa e del violino, l’energia del tamburo…

La musica celtica richiama un’atmosfera particolare, magica e arcana fatta di struggenti melodie e di vocalità fuori dal tempo dalle quali traspare l’incanto della natura.

Ma la musica celtica è anche la musica dell’allegria e della gioia, jigs e i reels più sfrenati, delle danze di socializzazione, delle drinking songs e delle ballads.

Eppure molti studiosi continuano ad interrogarsi sul senso di un etichetta quanto mai vaga come quello di “Musica celtica”

sarebbe più corretto parlare di modello bretone-irlandese-scozzese (con improbabili parentele tra musica bretone da una parte e musica scoto-irlandese dall’altra), cugini si dirà, ma molto alla lontana!

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