Mass media italiani


Giornalisti venduti al regime e cronisti inadeguati
M’illudo sempre che i mass media italiani si sciolgano dai legami di una informazione di potere. C’è il potere di partito che impone le sue regole di ferro, vedi la Rai in primis.
C’è il potere del padrone che paga perché si dica ciò che gli fa comodo, rimanendo sempre in ambito della matrigna Rai e se vogliamo della “privata” la 7 assistiamo a un monologo dove più conduttori parlano e recitano la stessa parte. Tutti armati di spada sguainata a difesa del potere costituito.

Beh, c’è anche tanto analfabetismo nel campo dell’informazione, c’è approssimazione presuntuosa, c’è superficialità spudorata, c’è disonestà professionale.
Ci si improvvisa giornalisti, e l’uno copia dall’altro, senza un minimo sforzo di andare alle fonti. Una telefonata, due notizie in croce, e l’articolo è buttato giù, scaletta dei tg tutti fotocopia l’uno dall’altro. E hanno il coraggio di chiamarlo giornalismo!
Basterebbero certe virgolette usate a sproposito per introdurre una querela. Ma come si potrebbe querelare tutti i giornali ecc. ecc.? Non ce n’è uno che si salverebbe!
E così si lascia perdere, e così i mass media peggiorano di giorno in giorno, e così la disonestà professionale diventa prassi quotidiana
con l’avvallo del nostro silenzio.
Più che i cronisti, dobbiamo temere l’informazione al servizio del potere, che possiede una tale capacità professionale da farci credere una cosa per un’altra
Quando parte l’ordine dalla stanza dei bottoni assistiamo al coro degli angeli che all’unisono, attraverso calunnie ripetute con arte, contro gli avversari dei padroni
alla fine producono degli effetti soprattutto sulla massa, che rimanendo convinta di conseguenza vota ciò che il potere assoluto vuole.
Da anni in Italia succede cosi, l’informazione ha fatto credere a milioni di italiani che le cose stanno diversamente dalla realtà dei fatti.
Alla faccia della deontologia che un giornalista dovrebbe avere, siamo nelle mani di perversi calunniatori e manipolatori che si nascondono dietro a linee editoriali.
Tutti dovremo essere coscienti che i giornalisti devono rispondere a una precisa linea editoriale, garantita dal direttore responsabile, che ovviamente viene “suggerita” dalla proprietà.
È perciò ancora più difficile trovare degli articoli in cui venga messa da parte la faziosità dando un resoconto dei fatti e delle situazioni il più obiettivo possibile.
Se a ciò aggiungiamo che oggi sempre più spesso il mestiere di giornalista è frutto dell’improvvisazione, nonostante esistano fior di scuole di giornalismo, e ci sono testate giornalistiche sia della carta stampata che radiotelevisiva in cui trovano spazio persone che non sanno mettere in fila due parole senza dire degli strafalcioni, o che oltre a non conoscere il significato dei termini di cui fanno uso, trattano la lingua italiana come un accessorio fastidioso, ecco che ne esce fuori un quadro veramente desolante.

Detto questo, mi sembra opportuno aggiungere che la lunga esposizione alla programmazione televisiva, infarcita a piene mani dalla banalità e dalla superficialità degli invadenti spot pubblicitari, e dalla subdola messa in onda di messaggi subliminali che passano attraverso le varie forme di intrattenimento, hanno finito per addormentare, se non addirittura annullare la nostra capacità di giudizio, rendendoci incapaci di riuscire a distinguere tra realtà e reality e di sviluppare quel po’ di senso critico che dovrebbe essere innato nel nostro intelletto.
Meditate gente meditate.