LEGGE CXXXI

Predicare bene ma razzolare male, l’insostenibile leggerezza dell’essere ci verrebbe da dire.
Infatti nonostante i suoi 9 anni di reggenza del papato “Francesco” si è ben guardato dal modificare la legge CXXXI (131) sulla cittadinanza, promulgata da Benedetto XVI il 22 febbraio 2011
che prevede all’art. 1 sull’acquisto della cittadinanza stabilisce che cittadini dello Stato della Città del Vaticano (Scv) siano:
a. I Cardinali residenti nella Città del Vaticano in Roma;
b. I diplomatici della Santa Sede;
c. Coloro che risiedono nella Città del Vaticano in quanto vi sono tenuti in ragione della carica o del servizio.
Al secondo comma dell’art. 1 si stabilisce che il Papa, e per lui il Cardinale presidente del Governatorato (e cioè il cardinale Giuseppe Bertello), può attribuire a richiesta degli interessati la cittadinanza vaticana:
a. a coloro i quali risiedono nella Città del Vaticano in quanto vi sono autorizzati in ragione della carica o del servizio;
b. a coloro che, indipendentemente dalle condizioni previste alla precedente lettera a), sono autorizzati dal Sommo Pontefice a risiedere nella Città del Vaticano;
c. al coniuge ed ai figli di un cittadino che, a seguito di autorizzazione, risiedono con lui nella città del Vaticano. Se
Quindi, per parlarci chiaro: se una profuga partorisce all’ombra del Colonnato del Bernini, o anche in Santa Marta sopra il letto del Papa stesso (come accadde durante la guerra:
tanti figli di sfollati e di ebrei romani nacquero nella camera da letto di Pio XII a Castel Gandolfo, ma questo non si ricorda mai), il nuovo nato non è automaticamente un cittadino vaticano.
Questo perché il Vaticano (che pure ha ratificato le norme di diritto internazionale sulla navigazione e quindi potrebbe persino disporre un giorno di una flotta mercantile e potreste imbarcarvi su un cargo battente bandiera vaticana alla faccia di Manuel Fantoni) non prevede, nelle sue norme, il diritto di cittadinanza per ius soli
e per giunta ha una cittadinanza, come un qualsiasi manuale di diritto ecclesiastico può spiegare, semplicemente funzionale alla missione dello Stato città del Vaticano:
essere «quel tanto di corpo che permette all’anima di sostentarsi», come disse Pio XI all’epoca della Conciliazione nel 1929 e garantire la libertà d’azione della Chiesa sul piano internazionale.
Predicare bene e razzolare male è il primo pensiero che ci passa per la testa ma tant’è che nonostante tanti appelli all’accoglienza di Papa Francesco, il Vaticano si è dotato di leggi ben lontane da quanto predicato e lui si è ben guardato dal modificarle. (legge CXXXI)
Non meravigliamoci quindi se poi le chiese sono sempre più vuote e il paese sempre più agnostico, si raccoglie ciò che si semina, in questo caso tanta ipocrisia.