LE 95 TESI DI LUTERO

LE 95 TESI DI LUTERO

Le 95 Tesi di Lutero, il perché del suo no alla chiesa di Roma. Lutero, nel lontano 31 ottobre 1517 ovvero 504 anni fa, affisse sulla porta della chiesa di Wittenberg 95 tesi sfidando così apertamente il papa di quel tempo Leone X.
di Federico Ottolini

Da un’interpretazione della lettera di San Paolo ritiene, che l’uomo non può fare nulla per la sua salvezza se non predicare la fede e che sono validi soltanto i principi scritti nella Bibbia (principio di Sola Scrittura).
I sacramenti e il sacerdozio non hanno importanza poiché il fedele leggendo la Bibbia vive il suo rapporto direttamente con Dio.
Il papa gli rispose “Le son Fraterie” (sono cose da frati), ma sicuramente quel semplice frate tedesco della Sassonia
scatenò uno dei più grandi scismi della storia e divenne perciò il capostipite della prima scissione della chiesa romana in Età moderna e nel cuore dell’Europa. Questi furono i principali punti di dissenso.

I)Il Signore e maestro nostro Gesù Cristo dicendo “fate penitenza” volle che tutta la vita dei fedeli fosse una penitenza;
- II)tale penitenza non si limita alla confessione dei propri peccati di fronte a un sacerdote.
III)La penitenza interiore non si compie completamente, se non viene accompagnata all’esterno dalle mortificazioni della carne.
- IV)Tale pena continua, finché è presente l’odio di sé stesso.
V)Il papa non accetta altre pene, a parte quelle che lui ha stabilito o tramite le leggi ecclesiastiche.
- VI)Il papa non può togliere a nessuno alcuna colpa, a parte il caso che questa sia tolta da Dio oppure in quei casi in cui il pontefice possa intervenire; se il suo ministero papale non è apprezzato, la colpa del peccatore rimarrebbe intatta.
VII)Dio non toglie la colpa a nessun uomo, senza sottometterlo al sacerdote.
- VIII)I canoni penitenziali vengono imposti ai vivi; niente si impone ai moribondi;
IX)è positivo perciò nel papa escludendo sempre nei suoi decreti i casi di morte e di necessità;
- X)agiscono male quei sacerdoti che riservano ai moribondi pene canoniche nel purgatorio.
XI)Quelle zizzanie del mutare la pena canonica nella pena del purgatorio, sembrano essere state seminate mentre i vescovi dormivano;
- XII)una volta le pene canoniche venivano imposte non dopo ma prima dell’assoluzione, come prove di vera contrizione.
XIII)I morenti pagano con la morte tutte le pene e sono già morti alle leggi dei canoni, essendo per diritto sciolti da esse;
- XIV)una imperfetta salute e carità nel morente porta con sé un grande timore, che è tanto maggiore quanto la prima è minore;
XV)questo timore e orrore basta già da solo (per tacere degli altri elementi) a costituire la pena del purgatorio, perché è assai vicino all’orrore della disperazione;
- XVI)l’inferno, il purgatorio, il paradiso sembrano differire tra loro quanto sono differenti la disperazione, la quasi disperazione e la sicurezza;
XVII)segue che alle anime del purgatorio diminuisce l’orrore nella misura in cui aumenta in loro la carità;
- XVIII)né pare dimostrato da alcun argomento razionale o scritturale che tali anime siano fuori dello stato di merito, ossia dell’accrescimento della carità;

A seguito di ciò Lutero diventa ricercato ma si rifugia dal principe di Sassonia.
XIX)né sembra che queste siano sicure della loro beatitudine futura, sebbene noi ne siamo certissimi;
- XX)perciò il papa, per remissione plenaria di tutte le pene, non intende tutte ma solo quelle imposte da lui.
XXI)Sbagliano così i predicatori di indulgenze che dicono che: “l’uomo può essere liberato e salvato da ogni pena mediante le indulgenze papali”;
- XXII)perché, anzi, il papa non rimette alle anime in purgatorio alcuna pena che avrebbero dovuto subire in questa vita secondo i canoni;
XXIII)Se mai possa essere concessa a qualcuno la remissione di tutte le pene, è sicuro che questa venga data solo ai perfettissimi cioè a pochissime persone;
- XXIV)è perciò inevitabile che la maggior parte del popolo venga ingannata dalla indiscriminata ed esorbitante promessa della liberazione della pena;
XXV)lo stesso potere che il papa ha sul purgatorio; ogni vescovo e curato lo hanno nella loro diocesi e parrocchia;

Both chiedevano un riscatto sociale, dato che hanno visto nelle parole di Lutero un’occasione in più per poter acquisire i terreni della Chiesa e abbattere le disugualianze sociali, ma l’uomo si schiera dalla parte degli aristocratici poiché non voleva perdere la loro protezione.
- XXVI)fa benissimo il papa quando concede la remissione alle anime in purgatorio, non per il potere delle chiavi, grazie alla propria intercessione.
XXVII)Dicono che “appena il soldino gettato nella cassa risuona, un’anima se ne vola via dal purgatorio”;
- XXVIII)ciò che è certo, è che col tintinnio della moneta nella cassa si può aumentare il guadagno e l’avidità; ma il suffragio della chiesa dipende soltanto da Dio;
XXIX)chissà se tutte le anime del purgatorio desiderino essere liberate, come si narra sia capitato a S. Severino e a S. Pasquale;
- XXX)nessuno è certo della realtà della propria contrizione; tanto meno può esserlo del conseguimento della propria remissione plenaria;
XXXI)quanto è raro un vero penitente, quanto è raro chi ottiene davvero le indulgenze cioè è rarissimo.
- XXXII)Saranno dannati in eterno coi loro maestri, coloro che si credono sicuri della propria salvezza tramite le lettere indulgenziali;
XXXIII)bisogna specialmente guardarsi da coloro che dicono che “quelle indulgenze del papa sono un dono inestimabile di Dio, per il quale l’uomo viene riconciliato con Dio”.
- XXXIV)Infatti quelle grazie indulgenziali si riferiscono alle pene della soddisfazione sacramentale, stabilite dall’uomo;
XXXV)predicano una dottrina non cristiana quei che insegnano che “ai compratori di indulgenze per i defunti o di lettere confessionali non sia necessaria la contrizione”;
- XXXVI)qualunque cristiano, veramente pentito, ottiene la remissione plenaria della pena e della colpa che gli spetta anche senza le lettere indulgenziali;
XXXVII)qualunque vero cristiano, vivo o defunto, ha da Dio la partecipazione a tutti i beni di Cristo e della Chiesa, anche senza le lettere indulgenziali;
- XXXVIII)tuttavia la remissione e la partecipazione del papa non è affatto da disprezzarsi, perché (come ho detto) essa è la “dichiarazione” della divina remissione.
XXXIX)Riesce oltremodo difficile, anche ai più dotti teologi, esaltare allo stesso tempo dinanzi al popolo l’ampiezza delle indulgenze e la verità della contrizione.
- XL)Infatti la vera contrizione cerca e ama le pene; la prodigalità delle indulgenze, invece, produce un rilassamento e fa odiare le pene, o almeno ne offre l’occasione.
XLI)I perdoni apostolici devono venire proclamati con cautela, per evitare che il popolo non finisca col credere falsamente che essi siano preferibili alle altre buone opere di carità.
- XLII)Si deve insegnare ai cristiani che l’intenzione del papa non è che l’acquisto delle indulgenze sia in alcun modo da mettere alla pari con le opere di misericordia;
XLIII)Si deve insegnare ai cristiani che chi dona al povero o fa un prestito al bisognoso, fa meglio che se acquistasse indulgenze;
- XLIV)dato che un’opera di carità aumenta la carità e l’uomo diventa migliore, mentre con le indulgenze questi non diventa migliore ma soltanto più libero dalla pena.
XLV)Si deve insegnare ai cristiani che chi veduto un povero lo trascura, per comprarsi indulgenze, non si procura indulgenze dal papa ma l’indignazione di Dio;
- XLVI)si deve insegnare ai cristiani che, eccetto il caso in cui abbondino di beni superflui, sono tenuti a risparmiare il necessario per la loro casa e non a sprecarlo nelle indulgenze;
XLVII)si deve insegnare ai cristiani che l’acquisto della indulgenza è cosa libera, non di precetto;
- XLVIII)si deve insegnare ai cristiani che il papa, quanto più ha bisogno, tanto più desidera per sé nel concedere le indulgenze una devota preghiera piuttosto che del pronto denaro;
XLIX)si deve insegnare ai cristiani che i perdoni papali sono utili; ma estremamente nocivi se, a causa di essi, perdono il timore di Dio;
- L)si deve insegnare ai cristiani che, se il papa conoscesse le estorsioni dei predicatori delle indulgenze preferirebbe che la basilica di S. Pietro finisse in cenere piuttosto che vederla edificata con la pelle, la carne e le ossa delle sue pecorelle;
LI)si deve insegnare ai cristiani che il papa, com’è suo dovere, vorrebbe dare del proprio denaro – anche a costo di vendere, se ve ne fosse bisogno, perfino la basilica di S. Pietro – a quei molti a cui molti predicatori hanno carpito denaro.
- LII)E’ vano sperare di ottenere la salvezza per mezzo delle lettere d’indulgenza, anche se il commissario ecclesiastico e il papa stesso volessero in pegno di ciò dare l’anima propria;
LIII)Nemici di Cristo e del papa sono coloro i quali, affinché si possano predicare le indulgenze, ordinano che la parola di Dio sia fatta del tutto tacere nelle altre chiese;
- LIV)si fa offesa alla parola di Dio quando, in una stessa predica, si dedica alle indulgenze un tempo uguale o maggiore che alla parola stessa.
LV)E’ certamente intenzione del papa che, se le indulgenze (che sono poca cosa) sono celebrate con una sola campana, una sola processione, una sola cerimonia;
il Vangelo (che è la cosa più grande) sia predicato con cento campane, cento processioni, cento cerimonie.
- LVI)I tesori della Chiesa, da cui il papa concede le indulgenze, non sono sufficientemente conosciuti né definiti presso il popolo di Cristo;
LVII)che non siano dei tesori temporali è certo evidente, perché molti di quei predicatori non usano profondere tanto facilmente tali tesori ma soltanto raccoglierli;
- LVIII)né sono i meriti di Cristo e dei santi perché questi operano sempre, senza l’intervento del papa, la grazia dell’uomo interiore e la croce, la morte e l’inferno dell’uomo esteriore.
LVIX) Tesori della Chiesa, chiamò San Lorenzo, sono i poveri della Chiesa; ma egli parlava il linguaggio del suo tempo.
- LX)Senza essere temerari, diciamo che questo tesoro sono le chiavi della Chiesa donate per il merito di Cristo.
LXI)E’ chiaro infatti che, alla remissione delle pene e dei casi riservati, basti la sola potestà del papa;
- LXII)il vero tesoro della Chiesa è il sacrosanto vangelo della gloria e della grazia di Dio;
LXIII)ma questo tesoro è giustamente il più odiato, perché “fa dei primi gli ultimi” (Matteo 20,16).
- LXIV)Mentre il tesoro delle indulgenze è giustamente il più accetto, perché “fa degli ultimi i primi” (Matteo 20,16).
LXV)Perciò i tesori evangelici sono reti con le quali una volta venivano pescati uomini dediti alle ricchezze.
- LXVI)I tesori delle indulgenze sono invece reti con le quali, oggi, vengono pescate le ricchezze degli uomini.
LXVII)Le indulgenze, che i predicatori esaltano ad alta voce come le più grandi grazie, appaiono veramente tali per i guadagni che permettono.
- LXVIII)Sono invece in realtà le minime grazie, messe a confronto con la grazia di Dio e la pietà della croce.
LXIX)I vescovi e i conti sono tenuti ad accogliere con tutto il rispetto i commissari delle indulgenze apostoliche;
- LXX)ma sono tenuti ancor di più a vigilare attentamente con occhi e orecchi aperti, affinché invece del mandato ricevuto dal papa quelli non predichino i loro sogni.
LXXI)Chi parla contro le verità delle indulgenze apostoliche sia maledetto e anatema.
- LXXII) Ma chi si oppone alla sfrenatezza e alla licenza nel parlare dei predicatori di indulgenze, sia benedetto;
LXXIII)come il papa fulmina giustamente coloro che operano qualsiasi macchinazione contro la vendita delle indulgenze.
- LXXIV)Molto più duramente intende colpire coloro che, col pretesto delle indulgenze, operano macchinazioni a danno della santa carità e verità;
LXXV)ritenere che le indulgenze papali siano così potenti da assolvere un uomo che – per impossibile – avesse violato la Madre di Dio è pura follia.
- LXXVI)Al contrario, affermiamo che le indulgenze papali non possono cancellare quanto alla colpa neppure il minimo dei peccati veniali;
LXXVII)dire che neppure S. Pietro, se oggi fosse papa, potrebbe dare oggi maggiori grazie è una bestemmia contro S. Pietro e il papa;
- LXXVIII)affermiamo, al contrario, che pure questo papa come qualsiasi altro possiede grazie maggiori: cioè il Vangelo, i poteri, i doni della guarigione etc.: come insegna i Corinzi 12.
LXXIX)Dire che la croce delle insegne papali, eretta solennemente, equivalga alla croce di Cristo è bestemmia.
- LXXX) Vescovi, curati e teologi che permettono che simili discorsi siano tenuti al popolo dovranno renderne ragione.
LXXXI)Questa scandalosa predicazione delle indulgenze è tale da rendere difficile anche ai dotti difendere la riverenza dovuta al papa dalle calunnie o, se volete, dalle sottili obiezioni dei laici.
- LXXXII)Ad esempio:” Perché il papa non svuota il purgatorio a motivo della santissima carità e della grande sofferenza delle anime, che è ragione tra tutte la più giusta, dal momento che libera un numero senza fine di anime a motivo del funestissimo denaro per la costruzione della basilica che è una ragione tra le più deboli?”.
LXXXIII)Parimenti: ” Perché debbono continuare le esequie e gli anniversari dei defunti e non restituisce
o permette siano ritirati, i benefici istituiti a loro favore dal momento che è un’offesa pregare per dei redenti?”.
- LXXXIV) Ancora:” Qual è mai questa nuova pietà di Dio e del papa, per cui concedono per denaro a un empio nemico di liberare un’anima pia e amica di Dio; mentre non la liberano, con carità del tutto gratuita, per la sofferenza in cui quest’anima pia e diletta si è venuta a trovare?”.

LXXXV) Perché mai si redime ancora mediante denaro, con la concessione di indulgenze, da canoni penitenziali
che di fatto per essere caduti in desuetudine sono già da tempo abrogati e morti come se fossero ancora in pieno vigore?”.
- LXXXVI)Così ancora: ” Perché il papa, le cui ricchezze oggi sono più crasse di quelle dei più ricchi crassi, non costruisce almeno la basilica di San Pietro con il suo denaro invece che con quello dei poveri fedeli?”.
LXXXVII) Ugualmente: ” Che cosa rimette o partecipa il papa a coloro che, grazie a una perfetta contrizione, hanno diritto alla piena remissione o partecipazione?”.
- LXXXVIII)Così:” Qual bene maggiore verrebbe arrecato alla Chiesa, se il papa invece di concedere a ognuno dei fedeli queste remissioni e partecipazioni una volta sola (in vita) le concedesse cento volte al giorno!”.
LXXXIX)Dal momento che il papa, per mezzo delle indulgenze,
- cerca la salvezza delle anime più che il denaro perché sospende le lettere confessionali e le indulgenze precedentemente concesse mentre sarebbero ancora efficaci?”.
XC)Soffocare queste pericolosissime argomentazioni dei laici con la sola forza e senza addurre ragioni, equivale a esporre la Chiesa e il papa alle beffe dei nemici e rendere infelici i cristiani.
- XCI)Se dunque le indulgenze fossero predicate secondo lo spirito e le intenzioni del papa, tutte quelle difficoltà sarebbero facilmente risolte anzi non esisterebbero.
XCII) Addio dunque a tutti quei profeti che dicono al popolo di Cristo:” Pace, pace!”, mentre pace non c’è.
- XCIII) Benvenuti tutti quei profeti che dicono al popolo di Cristo: “Croce, croce!”, mentre croce non c’è.
XCIV)Si devono esortare i cristiani a sforzarsi di seguire il loro capo: Cristo attraverso le pene, le morti, gli inferni.
- XCV) E ad “entrare nel cielo attraverso molte tribolazioni”, piuttosto che confidarsi nella sicurezza di una falsa pace.
Federico Ottolini
Da sempre cerco attraverso la storia le risposte alla vita moderna, insegnante di italiano greco e latino credo in una rinascita delle nuove generazioni attraverso l’applicazione di una cultura che sappia coniugare il sapere antico alle nuove tecnologie in uso ai giovani.