L’Aquila Arpia

di Cristiano Sandona

L’AQUILA ARPIA DETIENE IL PRIMATO DI PIÙ GRANDE RAPACE AL MONDO: LA FEMMINA PESA INTORNO AGLI 11 KG, È LUNGA CIRCA UN METRO E HA UN’APERTURA ALARE DI DUE METRI. IL MASCHIO GENERALMENTE È UN PO’ PIÙ PICCOLO E IL SUO PESO NON  SUPERA I 7 KG, SEPPUR ANCHE LUI ABBIA UN’APERTURA ALARE NOTEVOLE.

L’aquila arpia è originaria dell’America del Sud, è di colore grigio, con la testa grigio cenere, la pancia bianca ed è caratterizzata da una cresta di lunghe penne che la fanno sembrare mascherata.

Ha artigli molto lunghi grazie ai quali è anche un’abile cacciatrice, preferendo mammiferi come piccole scimmie e bradipi, ma spesso caccia anche volatili.

Costruisce i nidi sulla parte più alta degli alberi, vicino alle altre aquile, utilizzando rami, e lì depone le sue uova; solitamente nasce un piccolo ogni due o tre anni.

MITOLOGIA

Il suo nome deriva dalla mitologia greca, infatti le arpie erano esseri metà donna e metà aquile, considerate le responsabili delle tempeste e degli uragani, e accompagnatrici delle anime verso l’Ade, il regno dei morti.

O come scriveva Dante Alighieri nella Divina Commedia: le Arpie tormentavano le anime dei dannati, beccando rami e strappando con i loro affilati artigli le foglie degli alberi in cui erano stati trasformati coloro che avevano commesso un suicidio.

VITA DI COPPIA

Un’aquila arpia vive mediamente tra i 25 e i 35 anni, soprattutto se vissuta in cattività, perché purtroppo rischia l’estinzione.

Quando un’arpia sceglie il compagno o la compagna della sua vita, rimangono insieme per sempre: finché la femmina si occupa dell’uovo prima della schiusa

il maschio caccia per entrambi, una volta nato il piccolo anche lei comincia a cacciare lasciando il papà con il nuovo arrivato.

Un sistema familiare veramente paritario in cui entrambi hanno un ruolo essenziale di aiuto reciproco, senza distinzione.

I genitori si occupano del piccolo per circa diciotto mesi, anche se è da considerarsi adulto intorno ai quattro anni.

SALVAGUARDIA

Questo meraviglioso rapace è stato inserito dall’Unione Internazionale per la Conservazione, tra le specie a rischio estinzione, anche se il pericolo non è al momento imminente.

Ciò soprattutto a causa della deforestazione delle foreste pluviali e amazzoniche portando così a veri e propri aiuti per la salvaguardia.

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