LA STORIA DEL VINO

La storia del vino deve partire con una premessa indispensabile, il vino come lo consumiamo è apparso nel Medioevo.

di Cristiano Sandona

Direttore responsabile

Quando si parla di vino, i paesi a cui pensiamo per primi sono solitamente l’italia e la Francia. Ma il vino che origine ha? Qual è il primo Paese ad aver scoperto il vino? 

  • Mesopotamia

 

I primi documenti che attestano la presenza del vino in quanto tale risalgono alla fine del IV millennio a.C. nella città di Sumer nella Mesopotamia meridionale.

La storia del vino inizia più di 8.000 anni fa. Le prime viti furono coltivate in Mesopotamia, culla della civiltà e dell’agricoltura. 
Gli egizi, pionieri dell’agricoltura, padroneggiarono sempre meglio la coltivazione della vite.

Sappiamo, grazie agli scavi archeologici e al ritrovamento di giare contenenti vino, che lo stavano già consumando. 
Era allora una bevanda riservata ai sovrani e al loro entourage. 
Il vino non era ancora esattamente una bevanda a sé stante: ad esso si aggiungevano miele, frutta, cereali…
Tuttavia furono gli egizi a inventare le nozioni di crus, annate, “mastri cantinieri” e che impararono dai greci a coltivare la vite. 

  • Grecia antica
Cratere di Derveni con fauni e baccanti che danzano sotto una vite Museo Archeologico di Salonicco.

Tra il 2000 e il 500 aC la vite era diventata un elemento essenziale dell’agricoltura per i Greci che successivamente la esportarono in tutto il bacino del Mediterraneo,

in particolare in Italia, Sicilia e Nord Africa, poi in Spagna, Portogallo e Gallia. Al vino si aggiungevano erbe e aromi e si diluiva con acqua. 

Il mito di Dioniso è diverso dagli altri, perché non mostra la sfaccettatura tragica dei personaggi della mitologia. Al contrario, parliamo di una divinità che rappresenta il divertimento, la vitalità e l’estasi, provocata dal vino o dalle passioni.

Il dio Dioniso che diventa emblema del vino così come dei piaceri e degli eccessi che lo accompagnano. 
Successivamente subentrarono i Romani producendo vino in quantità astronomiche… e associando il proprio dio, Bacco. 

  • Impero romano
Nell’antica Roma la consumazione del vino era limitata solo agli uomini appartenenti alla classi più agiate e di età superiore ai 30 anni; invece le donne non potevano farne uso e rischiavano di subire severe punizioni nel caso in cui avessero trasgredito la regola.

Dal 125 aC i romani diffusero la vite nel resto d’Europa. A Roma bevevano vino tutti: le famiglie nobili ma anche i ceti bassi e gli schiavi. Il vino viene servito durante i banchetti e poi acquista un certo prestigio.

I romani usavano gesso, fieno greco e acqua di mare per la vinificazione. 
Il ruolo del gesso era quello di aumentare l’acidità del vino e dargli lucentezza. Era, tuttavia, noto per agire sui nervi e causare mal di testa. 

Mentre i barbari consumavano il vino puro, i romani lo diluivano con acqua perché quella era considerata civile.

  • Il vino come lo consumiamo è apparso nel Medioevo
Il crollo dell’Impero Romano portò ad una forte crisi per la viticoltura che, conseguentemente, causò un crollo di notevole entità anche nel consumo di vino.
Questa crisi fu aggravata durante il periodo di influenza araba, fra il 600 e il 1000 d. C.. Il Corano proibisce di consumare bevande alcoliche, e di conseguenza, nei territori soggetti alla dominazione araba, venne sradicata una ingente quantità di vigne, al fine di evitare che l’uva venisse utilizzata per la produzione ed il consumo di vino.

Alla caduta dell’Impero Romano, la Chiesa aveva il controllo della coltivazione della vite e del commercio del vino. 
Vengono teorizzati i processi di vinificazione ei monaci perfezionano la coltivazione della vite studiando i terreni, il clima e l’esposizione al sole. Le abbazie divennero così rinomate per la qualità della loro produzione. 

Il vino si consuma puro ed è preferito anche all’acqua, vettore di microbi e batteri.

Successivamente fu la colonizzazione a diffondere il vino in tutte le regioni del mondo, in particolare in America Latina e negli Stati Uniti.

  • storia recente
il vino era già il prodotto che rendeva orgogliosa la Francia. Il fatto che la sua fama potesse essere compromessa da una malattia invisibile causò gli incubi di uno dei suoi maggiori estimatori: Napoleone Bonaparte. L’Imperatore decise che fosse il caso di indagare e per farlo chiamò in causa Louis Pasteur. Il chimico analizzò diverse località francesi produttrici di vino. Giunse a una conclusione: non c’era una sola vineria in tutta Francia che potesse dirsi completamene sana. Due anni più tardi presenterà il frutto del suo lavoro. Imperatore, Imperatrice e l’intera corte rimasero basiti di fronte a ciò che mostrò loro: germi.

Pasteur è conosciuto come il padre dell’enologia grazie ai suoi studi sulla fermentazione alcolica e fu nel XX secolo che il vino divenne una vera e propria scienza, unendo chimica, biologia e fisica. 

Inoltre i vigneti furono gerarchizzati nel 1935 con l’invenzione dell’indicazione DOP, conseguenza di numerose truffe dopo la distruzione di gran parte del vigneto italiano a causa della fillossera e del caos lasciato dalla prima guerra mondiale. 

Oggi gli studi sul vino continuano, le indicazioni geografiche si moltiplicano… e abbiamo ancora molto da imparare!

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