La leggenda

di Cristiano Sandona’

L’Amarone della Valpolicella. Storia e attualità di una meravigliosa disattenzione

La leggenda attribuisce la paternità del suo nome ad Adelino Lucchese, responsabile della locale Cantina Sociale, che nel 1936, assaggiando una botte di Recioto dimenticata in cantina da qualche anno, esclamò: “questo vino non è amaro, è un amarone“;

identità e successo recenti, ma non una scoperta: l’Amarone è un vino che di fatto esiste da almeno duemila anni

Dai tempi dei Romani ai salotti dell’Ottocento, i vini più importanti erano dolci. La Valpolicella non faceva eccezione ed era già famosa nell’antichità per i suoi vini acinati, da appassimento, grazie alle peculiari caratteristiche delle uve autoctone e del clima; accanto al vino secco quotidiano, il Valpolicella, era tradizione delle famiglie produrre il Recioto, scegliendo i grappoli migliori e di essi la migliore parte, le recie, le orecchie, dove gli acini sono più nutriti e quindi più ricchi.

Amarone della Valpolicella Riserva DOCG I Fondatori Fabiano 2013 0,75 L, Astucciato

Le uve si lasciavano appassire per alcuni mesi in fruttaio, controllate quotidianamente per verificare che ogni acino fosse sano e poi spremute in febbraio.

Il punto cardine era la fermentazione, corta e delicata, controllata in modo maniacale

Si otteneva così un vino molto dolce ma di estremo equilibrio grazie all’elevata acidità di base

era il vino della Pasqua, augurio per le puerpere, medicina per i malati, omaggio ai potenti.

Capitava però, non di rado, che per qualche motivo la fermentazione scappasse e gli zuccheri venissero svolti del tutto, lasciando nelle botti un vino secco: l’Amarone, ancora oggi chiamato in dialetto Recioto scapà. Non una bella sorpresa per chi lo faceva: fino agli anni Quaranta veniva venduto addirittura a un prezzo più basso del Valpolicella!

Amarone della Valpolicella DOCG Selezione Antonio Castagnedi Tenuta Sant’Antonio 2016 Magnum 1,5 L, Cassetta di legno

Le cose cambiarono nel Dopoguerra.

Durante l’occupazione, i contadini sottraevano al saccheggio nazista i loro prodotti più pregiati trasferendoli in rifugi e cantine murate. La difficoltà di accesso ai nascondigli non permetteva un controllo costante e molte botti di Recioto fermentarono del tutto.

Bisogna aspettare il 1950 per la prima bottiglia di Amarone, prodotta dalla cantina Bolla, che conferì finalmente identità -e dignità- a un vino fatto per scelta e non per caso.

Il successo arrivò presto, ma il vero exploit è degli ultimi quindici anni tempo in cui l’Amarone è diventato una leggenda

Oggi l’Amarone rappresenta oltre il 20% della produzione in Valpolicella con quindici milioni di bottiglie all’anno.

Una rivoluzione del mercato vinicolo interno, che ha segnato il successo del Ripasso, in quanto vino con caratteri da Amarone ma costi ben inferiori e il tramonto del Recioto

L’areale di produzione riconosciuto dalla recente DOCG comprende la zona classica

con le cinque vallate principali Sant’Ambrogio, San Pietro, Negrar, Marano e Fumane, la Valpantena e una fascia più a est fino a Illasi. 

Amarone della Valpolicella DOCG Classico 2015 – Costasera – Masi – Magnum – 1 x 1,50 l. in cassetta di legno

Le uve obbligatorie sono Corvina per il 45-95% (cui può essere alternato il Corvinone fino al 50%) e Rondinella per il 5-30%; l’una garantisce struttura e speziatura, l’altra eleganza e componenti fruttato-floreali.

Moltissimi sono i vitigni ammessi per il 25%, tra cui la molinara, obbligatoria fino a pochi anni fa, cui molti attingono ancora, specie nelle annate calde per le sue caratteristiche di acidità e mineralità.

La leggenda dell’Amarone dipende molto dal fattore umano

se pensiamo ad esempio alla variabilità della base ampelografica, ma la sua eccellenza e peculiarità sono imprescindibili dalle caratteristiche pedoclimatiche del territorio.

Il clima freddo mantiene nelle uve gli acidi tartarico e malico, fondamentali entrambi per reggere l’impalcatura di vini così sontuosi, mentre la relativa vicinanza del Garda preserva i grappoli dalle gelate;

6 bottiglie di Amarone della Valpolicella Cl DOC”Postera” | Cantina Manara | Annata 2013










altrettanto importante è il suolo: calcare, marne, basalti e trachite, in percentuali variabili, sono i terreni poveri della viticoltura di qualità.

Per un certo periodo il gusto dei nuovi investitori stranieri e del mercato nord europeo ha imposto la tendenza a vini di maggiore residuo zuccherino, a discapito di una tradizione che ne aveva sempre curato la bevibilità, anche in funzione della tavola.

Da qualche anno invece l’Amarone ha recuperato la sua identità diventando una vera leggenda e i vini di oggi sono meno ricchi in zuccheri e più strutturati di corpo.

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