Il sesso nell’Antica Grecia


Il sesso nell’Antica Grecia
Il sesso nell’Antica Grecia. Senso del piacere o un tipo di medicina, per curare problemi medici?

Democrito credeva che le persone traessero tanto piacere dal… graffiare, quanto dal sesso.
Aristotele si chiedeva, perché le persone si vergognassero ad ammettere che amano i rapporti sessuali; mentre la stessa modalità non vale, per quando si beve o si mangia.

Questo è dovuto al fatto, afferma il filosofo greco nel testo Problemi, che desideriamo cose che vogliamo assolutamente avere: alcune delle quali sono essenziali per la vita; mentre altre, come il desiderio sessuale, non è altrettanto fondamentale per la stabilità psico-fisico-emotivo di una persona?
Epicuro – sì, colui che considera il piacere il senso della vita – dichiarò che il sesso non ha mai fatto del bene a nessuno e che nessuno dovrebbe essere felice se non gli ha fatto del male.
D’altra parte, scrive l’autore JC McKeown nel suo articolo sull’Huffington Post, coloro che praticavano la medicina nell’antica Grecia avevano un atteggiamento più positivo nei confronti dei rapporti sessuali. Lo consigliarono persino come un modo per trattare una vasta gamma di disturbi come: la depressione, l’indigestione, l’ittero, il mal di schiena, i problemi di vista.
Ippocrate, il padre della medicina, affermò che i rapporti sessuali sfrenati potevano curare addirittura… la dissenteria. Inoltre, il sesso può essere un toccasana contro un morso di serpente o di uno scorpione.
I testi medici dell’Antica Grecia forniscono ancora “ricette” per il trattamento contro l’impotenza maschile: come spalmare sul pene una miscela di pepe, olio d’oliva e miele. Se qualcuno poi voleva far sembrare il suo membro più grande, doveva immergere la radice di una pianta in una miscela di vino di buona qualità per tre giorni e legarsela alla coscia ogni volta che ne aveva bisogno.
Aristotele, invece, credeva che le misure non contassero in realtà!! Credeva infatti che più lungo fosse il pene di un uomo, più lo sperma dovesse “viaggiare” rendendogli così più difficile la procreazione!
Le immagini sottostanti mostrano alcune delle strane idee, che avevano nell’Antica Grecia sul sesso: a volte satiriche e talvolta effettivamente strane

Donna in un campo di falli: una donna si prende cura del suo campo che è pieno di… falli.

Porta un fallo: È raffigurata una prostituta che – si potrebbe dire – porta con sé un… vibratore extra- large. Sulla punta del fallo c’è un occhio, che protegge dal male.

Un fallo alato: rappresentazioni simili esistevano in molti spazi pubblici e privati, per scongiurare il male. La parola “euphrainous” significa “una donna che dà piacere”

Uno strano… oggetto di scena: le statue di pietra, che rappresentano un uomo baffuto con un’erezione, furono collocate in molti luoghi delle città per garantire la protezione divina in virtù di queste immagini. Questa, in particolare, probabilmente ha un fine di natura scherzosa.

Moneta del satiro eretto: raffigura un satiro (rappresentato per metà in forma umana e metà in forma caprina) che potrebbe non avere avuto un bell’aspetto, ma aveva dei connotati virili decisamente accentuati. Tali monete circolarono nell’antica Tracia e in Macedonia alla fine del VI e all’inizio del V secolo a.C.

“Seguimi”: un modello di sandalo con la parola ‘seguimi’ incisa su di esso. Probabilmente li indossavano le prostitute.

Sesso a pagamento: “Il ragazzo è bellissimo”, è scritto nella parte superiore di questa immagine.
Gli omosessuali, allontanati da Atene, persero i loro diritti politici; mentre qualsiasi personaggio pubblico, sospettato di avere tali contatti, veniva denunciato. D’altra parte, Aristotele giustamente osservava: “A Creta, l’omosessualità è stata “istituita”, per limitare le nascite dovute ai rapporti sessuali con le donne.

Dioniso su Delos: questa foto mostra ciò che resta di due falli giganti, posti nel santuario di Dioniso a Delos.
Federico Ottolini
Da sempre cerco attraverso la storia le risposte alla vita moderna, insegnante di italiano greco e latino credo in una rinascita delle nuove generazioni attraverso l’applicazione di una cultura che sappia coniugare il sapere antico alle nuove tecnologie in uso ai giovani.