Il petricore

di Cristiano Sandona’

Ecco come nasce l’odore della pioggia

Il suo nome scientifico è petricore e sarebbe dovuto a sostanze aromatiche contenute nel suolo che vengono rilasciate dalla pioggia sotto forma di aerosol

Avete presente l’odore caratteristico che accompagna le prime piogge dopo un periodo di bel tempo?


Non tutti lo sanno ma quel profumo ha un nome, ovvero petricore (o petricor), termine coniato dai due scienziati australiani, I. J. Bear and R. G. Thomas, che negli anni ’60 hanno studiato per primi il fenomeno

scoprendo che a causarlo è un mix di sostanze di origine batterica e di particolari oli prodotti dalle piante

I ricercatori hanno svolto oltre 600 esperimenti, simulando la caduta della pioggia su 28 diversi tipi di superfici e riprendendo il fenomeno con una telecamera ad alta velocità


Hanno così scoperto che quando una goccia di pioggia colpisce un materiale poroso (come può essere il suolo), sulla superficie di contatto si formano delle microscopiche bolle d’aria

che scoppiano rilasciando nell’area particelle di aerosol, cioè una soluzione di molecole di acqua e sostanze presenti sulla superficie di contatto, che si disperde poi nell’atmosfera

Colpendo il terreno, le gocce di pioggia possono quindi rilasciare nell’aria le molecole aromatiche immagazzinatevisi nei peridi secchi

che raggiungono così il nostro naso, facendoci percepire il caratteristico odore del petricore

un fenomeno che spiegherebbe perché il caratteristico odore della pioggia è associato tipicamente a precipitazioni leggere, piuttosto che a forti acquazzoni.

Secondo i ricercatori dell’Mit, il loro studio potrebbe aiutare inoltre a spiegare la diffusione per via aerea di alcuni tipi di intossicazioni e di infezioni, come ad esempio quelle dovute al batterio E. coli, legate tradizionalmente al contatto con il suolo.

Insieme alle molecole aromatiche del petricore, gli aerosol prodotti dalla pioggia potrebbero infatti contenere anche sostanze nocive

come batteri o agenti chimici potenzialmente tossici, che una volta nell’atmosfera verrebbero trasportati dai venti anche a chilometri di distanza.

Fino a oggi non sapevamo che le gocce di pioggia potessero generare aerosol colpendo il suolo”, spiega Youngsoo Joung, uno dei ricercatori che hanno partecipato allo studio. “I nostri risultati forniranno quindi un buon punto di partenza per lavori futuri, che studino i microbi e le sostanze chimiche presenti nel suolo e in altri materiali naturali, e i modi in cui possono essere introdotti nell’atmosfera, e raggiungere potenzialmente anche gli esseri umani”.

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