Il nulla che diventa valore

Di Cristiano Sandona


Trent’anni fa debuttò Non è la Rai e fu l’inizio della fine

Il nulla che diventa valore. Gli sconosciuti che diventano famosi. Con il contenitore ideato da Gianni Boncompagni il piccolo schermo imparò a nutrirsi del nulla, del futile, del volgare che si nutre di volgarità.

Qualcuno, a onor del vero, eccepì qualche dubbio sulla bontà di tale scelta fatta nel palinsesto della Fininvest e sentì sottopelle quel brivido di catastrofe imminente , ma evidentemente non se ne curarono abbastanza.

E il disastro si srotolò come un tappeto rosso di un festival di risulta.

Era il 9 settembre del 1991 quando la premiata ditta Boncompagni-Ghergo riempì per la prima volta lo studio di “Non è la Rai”

di fanciulle poco più che adolescenti, alle quali non veniva richiesto altro che essere gaudenti.

Non troppo belle, non troppo appariscenti, non troppo formose. E soprattutto con ben poco da dire. Il  trionfo del valore della mediocrità.


si dava così il via a un laboratorio sperimentale della tv del futuro, quella del vuoto a perdere, senza trascurarne nessun aspetto.


Lezione che i giovani di allora impararono in fretta

“si poteva raggiungere il successo senza fatica, senza libri, senza studio, senza etica e soprattutto senza morale”

era nata la prima generazione del vuoto a perdere.

E se oggi siamo assediati da vip sconosciuti, resi eroi dal sacro mondo del reality e la TV è piena di bellissime e sculettanti ragazzine e i pomeriggi sono dedicati a signore over 50 che  cercano l’amore della vita in trasmissioni che rasentano la riedizione di un postribolo degli anni 30′ con tanto di maitresse che ne dirige i lavori.

e alla sera ci ritroviamo un manipolo di ex personaggi dello spettacolo falliti che vengono spediti in isole “deserte” piene di cameramen che li riprendono ovunque, mentre recitano (spesso da cani) dei copioni scritti e dopo trent’anni purtroppo, ancora  milioni di italiani li seguono, lo dobbiamo a Gianni Boncompagni.

Da allora la fama facile, l’assenza sistematica del talento, ce li ritroviamo tra i piedi con prepotenza ovunque, in una roboante identificazione tra punti di vista, di chi guarda e di chi è guardato, non solo nella TV ma purtroppo nella vita quotidiana.


Risultato di una società morente : il nulla che diventa valore

dove gli Angela vengono trasmessi in seconda serata e tutto il resto riempie le giornate di vite che amano nutrirsi del nulla.

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