Il lombrico
Quando penetra per diversi metri nel suolo, il lombrico sposta una quantità di terra pari a fino 60 volte il proprio peso corporeo.

Ha cinque cuori, un piccolo cervello e muscoli a non finire.
«Un vero e proprio mister muscolo»,
così lo definisce con una formula in-dovinata l’esperto di agricoltura ecologica Lukas Pfiffner, dell’Istituto di ricerche dell’agricoltura biologica (FiBL) di Frick (AG).
Quando penetra per diversi metri nel suolo, il lombrico sposta una quantità di terra pari a fino 60 volte il proprio peso corporeo.
È per questo che si può dire che appartiene di diritto alle specie più forti del regno animale.
Ma il lombrico è ben più di una macchina tutta muscoli e forza cieca. In realtà è un raffinato ingegnere in grado di assicurare terreni fertili e prosperosi.
«Lo stabile sistema di cunicoli e gallerie costruito dal lombrico assicura una buona areazione e un ottimo approvvigionamento idrico dei terreni»,
osserva Pfiffner.
In questo modo l’acqua piovana penetra nel suolo più velocemente e anche il pericolo che in caso di forte pioggia lo strato superiore di un campo sia trascinato via dall’acqua o trasformato in fango è sensibilmente inferiore rispetto ai terreni dove non ci sono lombrichi o devo ce ne sono troppo pochi.
Siccome i loro escrementi funzionano, detto in parole povere, come una sorta di collante, i lombrichi garantiscono una maggiore stabilità strutturale del terreno, proteggendo così il nostro paesaggio dall’erosione.
A proposito degli escrementi:
quando non scavano, i lombrichi mangiano. E quello che entra davanti, si sa che esce di nuovo da dietro…
Con una densità che arriva fino a tre milioni di esemplari di questi invertebrati per ettaro di superficie verde dell’agricoltura biologica – nei campi convenzionalmente sono la metà – si tratta di una grande quantità di terreno digerito.
«Su questa superficie i lombrichi producono, all’anno, tra 40 e 100 tonnellate di preziose secrezioni»,
spiega Pfiffner. Gli escrementi dei lombrichi si compongono di resti vegetali e animali: contengono preziose particelle minerali e microorganismi.
«Si tratta di un concime altamente concentrato, naturale e “vivente”, che contiene cinque volte più azoto, sette volte più fosforo e undici volte più calcio rispetto al terreno circostante».
Non sorprende, pertanto, che molte piante tendano a impiantare le loro radici direttamente nei cunicoli scavati dai lombrichi, dove oltre a molto spazio, aria e acqua, è possibile trovare anche sostante nutritive in abbondanza.
Ma il lombrico offre anche molti altri vantaggi:
«Gli studi più recenti mostrano che questi animaletti assicurano un importante contributo alla regolazione naturale dei parassiti presenti nel terreno», osserva Pfiffner, «siccome favoriscono la diffusione di organismi utili come la filaria o le spore dei funghi, che uccidono ad esempio le larve di maggiolino».
I lombrichi sono i benvenuti anche nelle piantagioni di frutta.
«Il fogliame caduto malato o infestato da parassiti è assorbito nel terreno assieme agli organismi nocivi, grazie all’azione del lombrico»,
spiega Pfiffner. I batteri del suolo decompongono poi totalmente fogliame e parassiti.
«Un servizio di prim’ordine fornito gratuitamente, di cui agricoltori e giardinieri della domenica possono essere grati al lombrico».
Noi uomini potremmo contraccambiare rinunciando a utilizzare pesticidi e garantendo la presenza di spazi verdi anche in inverno.
L’erosione è uno dei principali problemi dell’ agricoltura. Una soluzione può essere cercata nel metodo biologico.
Si parla di erosione quando il vento e l’acqua provocano il progressivo sgretolarsi di strati del terreno. In agricoltura questo fenomeno costituisce un grave problema, poiché così terreno coltivabile prezioso va perduto per sempre.
Secondo l’osservatorio nazionale dei suoli (Nabo), al momento circa il 20% della superficie coltivata svizzera è colpita dall’erosione dovuta agli effetti dell’acqua.
I motivi sono da ricercare principalmente nel modo in cui l’uomo gestisce il suolo.
Le monocolture o i campi messi a maggese favoriscono lo sgretolarsi dei terreni.
L’agricoltura biologica applica da sempre misure che possono contribuire ad arginare il problema:
garantire una rotazione variata, predisporre colture protettive, non coltivare piante che facilitano l’erosione (come il granoturco), convertire in prati le superfici coltivate poste su pendii e garantire una buona infiltrazione dell’acqua e una struttura sana del suolo.