Il giornalismo di ItalyVox


Per fare speleologia ci si deve avvicinare alla grotta, quindi c’è un percorso da fare all’aperto prima di accedervi.
“Portare i lettori laddove probabilmente non potrebbero mai arrivare, e condividere conoscenza ed emozioni, questo è il giornalismo di ItalyVox”.
Il percorso per arrivare a questa grotta si trova immerso nella natura e quindi già da qui si inizia ad avere un rapporto con se stessi particolare; si prende un maggiore contatto con il proprio corpo e con la propria anima, più di quanto accada stando in città per esempio. Si è lontani da rumori, si è lontani dalla gente, etc… il luogo non posso indicarlo perché si trova all’interno di una proprietà privata e non è accessibile a tutti.
Quando si entra l’ambiente è molto diverso rispetto al posto in cui siamo abituati a vivere:
è vasto e ci si trova circondati da rocce, quindi si rimane al chiuso, immersi nel buio e, di conseguenza, lo scenario rispetto a quello appena lasciato, cambia completamente (nonostante la grotta si trovi in mezzo al verde e lontana dai centri abitati) e lo si fa con altre persone, mai da soli.

All’interno della grotta il tempo è dilatato e tutto ciò che ci circonda manca di confini cambiando completamente la nostra percezione
anche la percezione del tempo esterno alla grotta cambia, sembra quasi non esistere, quando si è in grotta non ci si pensa proprio, sembra di entrare in un altro tempo e in un altro spazio.
È come se il buio ingoiasse noi, non lasciando spazio, né tempo, né ricordi del mondo. Esistiamo solo noi e quello che si sta facendo. Si crea un rapporto di comunione totale con la grotta e con il gruppo.
Ci si abbandona totalmente a quell’esperienza. Almeno per qualche ora. Dopo un po’ di tempo invece si inizia a desiderare di uscire dalla grotta e di vedere la luce del sole e di respirare l’aria che siamo abituati a respirare e di vedere la luce che siamo abituati a vedere.
In grotta poi si sa a che ora si entra ma non si sa a che ora si esce. Durante le uscite, infatti, si comunica l’ora di ingresso a chi aspetta a casa, ma è impossibile darne l’ora di uscita. È molto particolare il fatto che quando entriamo in grotta di solito è mattina presto e quando usciamo invece è buio.
È come se si saltassero dei passaggi. La sensazione è quella di incredulità, perché quando si sta all’interno di essa sembra esserci restati per poco tempo e invece ci si rende conto solo quando si esce di quanto tempo è passato.

Non esiste una grotta uguale all’altra, quindi ogni volta non so quello che troverò e cosa mi aspetterà
In grotta bisogna necessariamente agire sul momento per andare avanti nella progressione e quindi si deve in quel preciso momento superare i limiti e le paure, altrimenti non si va avanti o peggio, potrei mettere in serio pericolo la mia vita o quella di qualcun altro.
In grotta si va con un gruppo di persone di cui ci si fida, il gruppo deve restare unito e ci si deve aiutare a vicenda, ma fondamentalmente me la devo cavare da sola, perché i passaggi con le corde li posso fare io e io soltanto, il rapporto è tra me e la corda e tra la grotta e me; la grotta fa da contenitore.
Per quello che ho imparato in grotta e che ho vissuto, penso che lei assolva in qualche modo il compito del terapeuta senza chiaramente poter verbalizzare; se la si sa ascoltare la grotta parla, parla di sé ma parla fondamentalmente di me:

in grotta mi sento accompagnato da una forza e potenza che è appunto la roccia (la grotta ha un’anima) e contemporaneamente sono solo; solo e in contatto con tutte le parti del mio corpo e con la mia essenza più profonda, l’anima e le mie emozioni.