I simboli degli Evangelisti

I simboli degli evangelisti sono quattro figure con le ali: ovvero S. Matteo riconosciuto tramite un uomo (o un angelo); S. Marco con il leone; un bue, un toro, o anche un vitello con S. Luca e un’aquila che identifica S. Giovanni.

     I QUATTRO SIMBOLI DEGLI EVANGELISTI

I simboli degli evangelisti sono quattro figure con le ali: ovvero S. Matteo riconosciuto tramite un uomo (o un angelo); S. Marco con il leone; un bue, un toro, o anche un vitello con S. Luca e un’aquila che identifica S. Giovanni.

L’origine di questi simboli, in effetti, si riferisce al carro di Dio descritto dal profeta Ezechiele (Ez. 1, 4-10) che viene condotto da quattro criptici esseri tetramorfi, ovvero che appaiono con una testa e quattro facce.

Egli prosegue dicendo ciò che vide in quel momento: “Al centro una figura composta di quattro esseri animati, di sembianza umana con quattro volti e quattro ali ciascuno.

Per quanto riguarda le loro fattezze, avevano facce d’uomo; poi tutti e quattro facce di leone a destra, tutti e quattro facce di toro a sinistra e tutti e quattro facce d’aquila” (Ez. 1, 5 – 6.10).

Quando Giovanni, nel testo dell’Apocalisse, ci mostra i quattro esseri viventi che seguono il trono della Gloria di Dio, riutilizza le figure di Ezechiele semplificandole e attribuendo a loro un solo volto.

Egli così le descrive: “Attorno al trono c’erano quattro esseri viventi, pieni di occhi davanti e dietro.

Il primo vivente era simile a un leone; il secondo era simile a un vitello; il terzo vivente aveva l’aspetto come di un uomo; il quarto vivente era simile a un’aquila che vola.

I quattro esseri viventi hanno ciascuno sei ali” (Ap. 4, 6b – 7 – 8). 

Sia chiaro però che Ezechiele, non Giovanni si riferiscono ai Vangeli quando descrivono i quattro esseri misteriosi.

E’ molto probabile che essi rappresentino figure cosmiche, per indicare cioè che la Gloria di Dio si estende in ogni luogo e che tutto il creato sta ai piedi del trono di Dio. 

L’attribuzione quindi delle figure degli esseri viventi agli evangelisti fu opera dei Padri della Chiesa.

Il primo Padre della Chiesa che si riferì alle quattro figure misteriose, in qualità di simboli degli evangelisti fu S. Ireneo.

Egli si oppose fortemente alla diffusione dei vangeli apocrifi, come pure alla nascita di esempi di eresia, ribadendo il numero quaternario dei Vangeli autentici e ispirati da Dio.

Egli quindi afferma che come i punti cardinali sono quattro e quattro sono gli esseri viventi dell’Apocalisse, così quattro sono i veri vangeli che Dio donò alla sua Chiesa.

Ireneo poi si spinse oltre, ovvero affermando che il vangelo quadriforme rappresenta  le quattro qualità di Cristo:

Egli è re come il Leone; vittima sacrificale e sacerdote, come il vitello sacrificato nello Yom Kippur dal sommo sacerdote; uomo, perché nato da donna e aquila perché dal cielo diffonde sulla chiesa il dono dello Spirito Santo. 

L’idea di Ireneo passò poi ad altri antichi Padri della Chiesa, come S. Girolamo che la elaborò e perfezionò in modo tale che divenne la interpretazione classica che giunse a noi.

Innanzitutto S. Girolamo vide nelle figure dei quattro esseri viventi il simbolo che esprime la totalità del mistero di Cristo Gesù: ovverosia l’Incarnazione (l’uomo); la Passione (il bue); la Resurrezione (il leone) e l’Ascensione (l’aquila).

Le quattro figure dunque simboleggiano le quattro fasi della vita di Gesù:

come si esprime con una incisiva, concisa formula S. Girolamo (nato come uomo, morì come un vitello sacrificale, fu leone nel risorgere e aquila nella sua ascensione) (fuit homo nascendo, vitulus moriendo, leo resurgendo, aquila ascendendo).

Per ciò che riguarda l’abbinamento dei quattro simboli a un evangelista specifico, Girolamo ne trova la ragione nell’inizio di ciascuno dei quattro vangeli.

Così Matteo è rappresentato come uomo, perché il suo vangelo inizia con la genealogia di Gesù e quindi evidenziando la sua natura umana.

Marco è rappresentato come Leone, perché il suo vangelo inizia con il descriverci Giovanni il Battista la cui voce nel deserto è come il ruggito di un leone.

Luca è rappresentato come vitello, perché il suo vangelo inizia con la descrizione della figura di Zaccaria che sta compiendo i suoi doveri nel Tempio offrendo un sacrificio.

Giovanni è rappresentato come aquila, perché nel prologo del suo Vangelo ci fa conoscere il mistero impenetrabile del Verbo che è Dio e si fa carne, che vola più in alto di ogni altro uccello e riesce a fissare la luce del sole senza accecare.

L’ordine, con cui i vangeli sono presenti nella Bibbia, è quello descritto da Ezechiele: uomo (Matteo), leone (Marco), bue (Luca) e aquila (Giovanni).

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