La camosciata delle Alpi

di Cristiano Sandona’

Origine

La capra Camosciata delle Alpi, autoctona dalle Alpi svizzere, è una razza considerata cosmopolita dal momento in cui è andata poi diffondendosi in gran parte dei Paesi europei, principalmente in Germania e Francia, della quale rappresenta metà del patrimonio caprino, fino a prendere poi piede anche in diversi Paesi extra europei.

In Italia, la sua maggiore diffusione si evidenzia nelle regioni dell’arco alpino, soprattutto in Piemonte e in Trentino-Alto Adige, ma anche in Lombardia.

Qui, a partire dal 1973, in seguito alla grande diffusione della razza, è stato attivato il Libro Genealogico dedicato, la cui nascita in Svizzera, invece, risale al 1930.

La camosciata delle alpi deve il suo nome alla colorazione del mantello che richiama quella del camoscio alpino: assume infatti colorazione fulva, con varie tonalità più o meno scure.

Questa razza si è originata dagli incroci tra due tipiche razze autoctone: la capra Oberhasli-Brienz priva di corna e la capra tipo grigionese con corna

Su questa razza, la selezione ha lavorato perseguendo il principale obiettivo di valorizzare l’attitudine lattifera sia sotto il profilo quantitativo che qualitativo

Essendo una razza allevata prevalentemente in regime semibrado, mammelle di dimensioni maggiori risultano essere sicuramente più predisposte a lesioni accidentali in questo tipo di allevamenti.

E’ una capra di taglia medio-grande, robusta e forte ma anche agile e snella, ben adattata alle condizioni climatiche e geografiche montane. Infatti, come già detto, dà ottimi risultati sia se allevata in zone montuose che in pianura

La sua attitudine è volta alla produzione di latte, che viene destinato principalmente alla trasformazione, ottenendo prodotti tipici a latte crudo, quali formaggi freschi e stagionati preparati a partire da lavorazione lattica o presamica, oltre a yogurt e ricotta.

E non solo, il latte di capra viene impiegato anche, previa sterilizzazione o pastorizzazione, per il consumo diretto, uso che sta andando via via diffondendosi anche nel nostro Paese.

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Questa ricca produzione può venir meno nel caso in cui le capre in lattazione vengano colpite da agalassia contagiosa, una patologia che si presenta proprio nel periodo della lattazione, portando ad una diminuzione netta della produzione di latte come conseguenza di una mastite;

ma non solo le mammelle vengono intaccate, ma anche le articolazioni e la vista ne risentono. Sebbene la sua rusticità la renda meno vulnerabile alle svariate malattie, questa è comunque una delle patologie più temute nell’allevamento caprino.

Morfologia della camosciata delle Alpi

Mantello o Vello: fulvo, nelle varie tonalità, con riga mulina ed estremità degli arti e unghielli neri, caratteristica maschera facciale, pelo uniformemente corto e fine; pelle sottile e pigmentata in nero.

Sono tollerati mantelli con colorazione non uniforme (macchie bianche, frisature sul muso), oppure mantelli scuri tendenti al nero.

Testa:

relativamente piccola, leggera e fine; profilo fronto-nasale rettilineo; presenza di barba nei maschi; orecchie lunghe e portate di lato, obliquamente e in avanti, mai abbandonate e pendenti; ciuffo di peli arruffati nella zona frontale solo nei maschi; possibilità di corna lunghe e più o meno arcuate sia nei maschi che nelle femmine. La lingua, il palato e le aperture naturali sono scure.

Collo:

lungo con presenza o meno di tettole.

Tronco:

torace ed addome ampi; regione dorso lombare rettilinea; groppa ben sviluppata e leggermente spiovente.

Apparato mammario:

ampio e ben sviluppato con attacco posteriore largo e robusto; mammella di forma piriforme, sebbene si preferisca la forma globosa e capezzoli mediamente sviluppati, conici, rettilinei e portati verticalmente. Sono tollerati, ma costituiscono difetto i capezzoli accessori.

Arti:

lunghi, forti e ben proporzionati, con unghielli scuri.

Dati biometrici

Al completo sviluppo i becchi raggiungono un’altezza di 86 cm al garrese per un peso medio di circa 100 kg; le femmine, invece, raggiungono un’altezza di 74 cm al garrese per un peso medio di 70 kg.

Caratteri produttivi 

La camosciata delle Alpi è caratterizzata da un’elevata fertilità pari al 95%, con una prolificità del 160% ed un tasso di fecondità (fertilità x prolificità) su base annua pari al 152%.

I capretti entrano nell’età postpuberale intorno ai 7-8 mesi d’età, mentre l’età media al primo parto si aggira intorno ai 12 mesi. Dal momento in cui la capra è un animale poliestrale stagionale, a fotoperiodo negativo, la stagione riproduttiva inizia tra agosto e settembre, prolungandosi fino ad aprile; Nonostante ciò, in condizioni ottimali sono in grado di riprodursi tutto l’anno.

Caratteri produttivi (carne)

I capretti alla nascita hanno un peso medio che va dai 2,9 kg ai 3,8 kg, mentre ai 60 giorni si aggirano tra i 10,5 ed i 12,5 kg, questo ovviamente in relazione al sesso ed allo sviluppo della gravidanza.

Caratteri produttivi (latte)

La Camosciata delle Alpi è un’ottima produttrice di latte: in Svizzera le pluripare raggiungono anche picchi di 777 litri, mentre in Italia la produzione media è di 539 litri nelle pluripare, 506 litri nelle secondipare e 342 litri nelle primipare.

Per quanto riguarda i tenori medi in grasso e proteine, questa razza presenta il 3,24% di grasso ed il 3,13% di proteine. Ciò che rende questo latte degno di nota, inoltre, è la sua mancanza di potere aterogeno, non vi è dunque l’innesco del processo aterosclerotico a livello vascolare e risulta per tanto ottimale per chi presenta problemi cardio-vascolari.

Come per tutti i ruminanti, ma in particolare per le capre, bisogna prestare attenzione ad inserire nella razione la giusta quantità di fibra. Inoltre, la scelta di foraggi di altissima qualità, insieme ad altre materie prime fibrose, è di fondamentale importanza.

Nota Allevatori

Pertanto, il passaggio da un’alimentazione ricca di fibre (asciutta) ad una in cui il tenore di fibra scende progressivamente per lasciare spazio a materie prime ad alto tenore proteico ed energetico, deve essere attentamente programmato ed avvenire in un tempo di almeno venti giorni.

Tutto ciò viene amplificato da una graduale riduzione della capienza dei prestomaci, che vengono compressi da uno o più feti durante il periodo della gravidanza. Risulta quindi necessario stimolare sia prima del parto che subito dopo la massima capacità ingestoria dell’animale.

Questo è relativamente facile per chi adopera la tecnica dell’unifeed, avendo la possibilità di inserire varie materie prime dolci, come il melasso;

nella somministrazione tradizionale, invece, risulta essere più difficile, ed è un ostacolo che può essere superato solo attraverso la somministrazione di foraggi di qualità, sia a livello chimico che organolettico.

Innanzitutto, a livello organolettico il foraggio deve avere un buono odore, caratteristico dell’essenza botanica ed indicatore dell’assenza di muffe;

il colore dev’essere quanto più tendente al verde dal momento in cui più tende ad essere giallo e più sarà lignificato e quindi poco o nulla digeribile; inoltre, dev’essere “soffice” al tatto, il che è caratteristico di foraggi con un basso coefficiente d’ingombro, che assicurano un’ingestione oraria più alta.

Da tutto ciò ne deriva che, dato il progresso genetico costante, al fine di avere animali in ottimo stato di salute e quindi allungarne la permanenza in stalla,

dal momento in cui animali più longevi a livello funzionale abbassano il tasso di riforma obbligata in allevamento, le pratiche di razionamento devono essere quanto più rispettose possibile nei confronti della fisiologia animale.

Il caprino fresco di Sepi è un ottimo esempio di formaggio di capra prodotto in Sardegna casari di Sepi Formaggi,

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