Il ricorso alla bugia

EDITORIALE
Il ricorso alla bugia come strumento della politica è diventato pratica normale per la maggioranza di coloro che vi si dedicano. Personaggi che hanno fatto la storia (es. Napoleone e Churchill) hanno ammesso di avervi fatto ricorso nell’interesse dei propri paesi.

Tuttavia, il passato ci dimostra che la bugia deve essere usata con parsimonia e in contesti nei quali le verità siano così numerose e convincenti da distogliere l’attenzione dalle falsità.
In Italia purtroppo la proverbiale falsità dei politici è pandemica a tutti i livelli, nessuno escluso
Da qualche tempo poi il ricorso alla bugia è diventato seriale, compulsivo e spesso immotivato.
Abbiamo iniziato col curriculum di Giuseppe Conte nel quale si vantava una (inutile) frequentazione della New York University e continuato con varie fake news. Del resto, i 5Stelle, componente maggioritaria, sono ricorsi sistematicamente a bugie e fake news in danno degli avversari.
Una pratica adottata in applicazione delle teorie di Carl von Clausewitz applicate a quell’immenso campo di battaglia che è il web.
E i 5Stelle hanno avuto successo disarticolando i centri di comando nemici (vedi lo stato del Pd) per poi allearsi assieme in un accordo organico, e colpendo Renzi, Monti, Berlusconi per poi finirci assieme al governo. Ma l’elenco sarebbe interminabile.
L’investimento nella menzogna o nell’impostura tuttavia non è un buon investimento. Sia perché le bugie hanno le gambe corte sia perché finiscono per ritorcersi sui loro propalatori procurando danni maggiori dei benefici.
È vero che il controllo della comunicazione attraverso amici giornalisti schierati e proni al potente di turno, riesce spesso a nascondere la falsità delle asserzioni false, ma il sistema non è totalmente impermeabile e, prima o dopo, le falle possono diventare frane.
L’unica cosa certa è che non lo fanno per il bene comune, ma esclusivamente per la conservazione del potere acquisito e nel frattempo il paese affonda.
Abbiamo molti dilettanti allo sbaraglio che ci governano, amministratori improvvisati che gestiscono il nostro quotidiano fra uno spritz e un selfie e i risultati sono a carico del cittadino.
Sicuramente la gioventù (non necessariamente anagrafica) e l’inesperienza sono doti non colpe. Ma rischiano di procurare danni irreversibili quando non incontrano senso del limite, né prudenza.
E per esperienza personale vi posso garantire che chi non si allinea a questo strano sistema di “govenance macheronico” viene allontanato velocemente dai partiti, nessuno escluso, sia mai che qualcuno in questo povero paese operi per il bene comune!
