Gli odiatori

Di Cristiano Sandona’ e Antonella Pisatturo

Odiatori sul web, l’ordine regionale degli Psicologi: “Chi sono e perché lo fanno”

Gli odiatori, gli “haters”, sembrano essere dappertutto.

PCome insegna la psicologia sociale, gli odiatori utilizzano sul web un linguaggio violento per esprimere acredine e insulti ogni volta che non sono d’accordo con qualcosa o qualcuno.

Aggrediscono politici, artisti, scrittori, professionisti, star dello sport e dello spettacolo per delegittimarli e insinuare dubbi sulle cause della loro notorietà, come se non ne tollerassero il successo.

L’Ordine degli Psicologi dell’Emilia-Romagna contribuisce a illuminare un fenomeno pressoché ubiquitario e di grande attualità, che a dispetto del suo essere recente è riconducibile a meccanismi psicologici noti da tempo.

I cosiddetti “leoni da tastiera” a causa della mancanza di un contatto concreto, visivo, con l’oggetto da colpire

si sentono meno responsabili delle proprie azioni e delle conseguenze psicologiche, anche dolorose, che possono procurare.

Il meccanismo psicologico di deresponsabilizzazione è simile a quello presente nei casi di cyberbullismo.

Dal punto di vista psicologico, l’azione di prepotenza individua un oggetto o una persona come capro espiatorio per le proprie frustrazioni,

ed è finalizzata ad aumentare la stima di sé e a farsi percepire forte, mettendosi in mostra con insulti e commenti sprezzanti.

L’anonimato reso possibile da internet può permettere all’odiatore di non essere riconoscibile e di agire indisturbato senza temere né denunce né critiche nel proprio contesto quotidiano.

A questo proposito è interessante il documentario realizzato lo scorso anno dal regista svedese Kyrre Lien, “The Internet Warriors”.

Lien prova a interagire con gli odiatori fuori dal contesto in cui esprimono la loro violenza: li va a cercare nella vita di tutti i giorni, fuori dal web, per verificare se di persona sono capaci dello stesso odio e della stessa intolleranza manifestati sul web.

Un dato che è emerso è che molte delle persone individuate da Lien

spesso di basso livello culturale

si sono rifiutate di rilasciare interviste dal vivo di fronte a una telecamera, confermando l’ipotesi che l’anonimato giochi un ruolo cruciale nel fenomeno.

Cercando di individuare le caratteristiche psicologiche e le motivazioni degli odiatori, la causa prioritaria del loro agire pare essere la paura, sia consapevole che inconsapevole.

Ciò che viene percepito come diverso può generare paura e di conseguenza essere odiato e attaccato.

Pare che queste persone vogliano distruggere, anche se solo virtualmente, tutto ciò che avvertono come un possibile pericolo.

Secondo Vox, l’osservatorio italiano dei diritti, i principali bersagli dell’odio sono le donne, seguite da omosessuali, migranti, diversamente abili ed ebrei

L’analisi di questi dati conferma che quando mutamenti e trasformazioni sociali mettono in crisi le tradizionali certezze binarie

maschio/femmina, forte/debole, autonomo/dipendente e così via, l’odio può diventare una modalità di fuga da situazioni destabilizzanti vissute come pericolose.

Le minoranze portatrici di valori nuovi o diversi, mettendo in pericolo la sopravvivenza di quelli convenzionali, possono così diventare oggetto di paura e di violenza.

Gli odiatori, dal punto di vista psicologico, paiono pertanto vittime della loro stessa paura e vulnerabilità, della scarsa cultura e di una incapacità critica

oltre a una limitata empatia affettiva, la capacità di sentire l’emozione dell’altro e di rispondere con un’azione consona.

Per compensare le loro fragilità, spesso sembrano cercare di identificarsi con ideologie o con gruppi sociali vissuti come forti e potenti.

Purtroppo l’odio non rimane solo online, ogni anno sono tantissimi i casi di crimini causati da questo sentimento che comporta la volontà di distruggere l’oggetto detestato.

È quindi urgente l’attivazione di interventi di prevenzione e di contrasto che coinvolgano soprattutto la dimensione psicologica e socio-culturale delle persone

La responsabilizzazione dei giovani e dei meno giovani è indispensabile per creare una cultura condivisa della comunicazione online

in grado di favorire il rispetto della persona nella sua soggettività

la diversità di opinioni e pensieri è un arricchimento sociale e come tale dovrebbe essere considerata.

Viaggio nell’ignoranza e nel complottismo ai tempi del social network

Ti potrebbe interessare anche...