Fake news sul latte

Bere latte fa bene o fa male? Tutti i miti “da sfatare”

Tante credenze popolari e fake news sul latte, che è invece un alimento importantissimo: la Fondazione Veronesi scioglie tutti i dubbi su uno degli alimenti più bistrattati

C’è chi lo beve tutti i giorni da tutta la vita e chi non lo può proprio digerire. Il latte è un “alimento globale” intorno al quale circolano molti falsi miti.

Fake news, bufale. Il mondo dell’agroalimentare non ne è immune, al punto che Coldiretti ha lanciato la campagna #stopfakeatavola sulle principali falsità legate al mondo del cibo. Tra i prodotti colpiti da questi pregiudizi c’è il latte a cui la Fao ha dedicato una giornata mondiale, che cade il primo giugno, per sottolinearne il ruolo come “alimento globale”.

Parmalat, nell’aderire a questa giornata, ha presentato in Italia i “Sei falsi miti”, un elenco di risposte a credenze popolari ed errate convinzioni su questo prodotto, con i contenuti scientifici della Fondazione Umberto Veronesi.

Il primo riguarda il consumo di latte da adulti: fa male?

Secondo la Fondazione Veronesi: “Il latte è un alimento naturale e completo che possiamo consumare a tutte le età: dall’infanzia all’età adulta offre un valido apporto di nutrienti come proteine di alto valore biologico e calcio, importanti per il nostro organismo”.

Secondo mito da sfatare: latte vaccino o latte in polvere per i neonati?

Quando non è possibile l’allattamento materno, “il latte ‘formulato’ appositamente per lattanti, controllato, sicuro e standardizzato, è un ottimo sostituto per le esigenze nutrizionali del bambino. Il latte vaccino è anch’esso sicuro e controllato, e può essere consumato a partire dall’anno di età”.

Terzo mito: è una bufala il ruolo del latte nella prevenzione dell’osteoporosi?

“Dopo i 50 anni, e soprattutto nelle donne, aumenta il rischio osteoporosi. Assumere un’adeguata quantità di calcio (1,5g al giorno) attraverso alimenti che, come il latte, lo contengono diventa fondamentale”.

Quarto mito: lattosio sì o no?

“In alcune persone la produzione dell’enzima lattasi, utile per digerire il lattosio contenuto nel latte, è scarsa o assente. Il latte delattosato è una valida alternativa per gli intolleranti al lattosio”.

Quinto mito: elimino il latte per iniziare a dimagrire?

“L’aumento di peso non dipende da un singolo alimento ma da un’alimentazione eccessiva e/o sbilanciata e dalla sedentarietà. Per perdere peso, è consigliabile una costante attività fisica e una corretta alimentazione ricca di vegetali”.

Sesto mito: c’è un legame tra il latte e l’insorgenza dei tumori?

“Un consumo equilibrato di latte e derivati in generale non aumenta il rischio di sviluppare patologie tumorali e non comporta rischi per la salute”.

Bere latte aumenta il rischio di morte prematura

Uno studio condotto dall’università di Uppsala ha dimostrato che chi assume tre bicchieri di latte al giorno ha un tasso di mortalità più alto e non è vero che si riduce il rischio di fratture

“Bevete più latte, il latte fa bene, bevete più latte a tutte l’età”. Erano gli anni Sessanta e Federico Fellini inventava per il suo episodio in “Boccaccio ’60” questo jingle ossessivo e ottimista.

Da allora le cose sono un po’ cambiate e pare che bere latte non faccia più così bene come si credeva. Secondo i ricercatori dell’università svedese di Uppsala, il latte aumenta in realtà il rischio di fratture e riduce l’aspettativa di vita.

Uno studio condotto su 61mila donne e 45mila uomini per vent’anni ha evidenziato una mancata riduzione del rischio di fratture nelle persone che consumano maggiori quantità di latte. Inoltre, per chi ha assunto ogni giorno tre bicchiere di latte (pari a circa 680ml)  il tasso di mortalità è raddoppiato rispetto a chi ne beve solo uno.

Il professore Karl Michaelsson, capo del gruppo di ricerca, ha dichiarato: 

I nostri risultati possono mettere in dubbio la validità delle raccomandazioni riguardanti il consumo di elevate dosi di latte per la prevenzione delle fratture derivate da fragilità ossea. Un consumo superiore di latte nelle donne e negli uomini non è accompagnato da un ridotto rischio di fratture mentre può essere invece associato con un più elevato tasso di mortalità

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