E SE IMPARASSIMO AD AMARCI?

Psicosociologo, Jacques Salomé è autore di diversi lavori sulla comunicazione di coppia, a scuola e in famiglia. 
Nell’ambito della conferenza “E se imparassimo ad amarci”, ha rilasciato questa interessante intervista a Italy Vox , sulla necessità di sviluppare un giusto amore per se stessi fin dall’infanzia.

Jacques Salomé

di Cristiano Sandona’

Cosa chiamiamo esattamente “amor proprio”  ?

L’amor proprio è legato alla qualità dei sentimenti che possiamo provare verso noi stessi. 
Non si tratta di amore narcisistico o egocentrico, ma di amore di benevolenza, compassione, rispetto e tolleranza verso la persona che siamo.

Quali sono le origini dell’amor proprio?

Uno dei drammi della nostra vita è che nessuno ci ha insegnato ad amare noi stessi. 
Siamo quindi permanentemente nell’attesa (e nella dipendenza dall’amore degli altri).
L’origine dell’amor proprio si basa su tre ancore:

– aver interiorizzato nell’infanzia relazioni benevole, portando messaggi positivi, gratificanti e stimolanti, capaci di farci incontrare il meglio di noi.

– di aver saputo non “tenere” in sé i messaggi tossici che possiamo ricevere da chi ci circonda e quindi imparare a “consegnare o restituire” simbolicamente all’altro ciò che viene da lui, quando non ci fa bene .

– quando si tiene conto delle nostre esigenze relazionali. 
bisogno di dirmi (con parole mie),
di essere ascoltato (nel registro in cui mi dico),
bisogno di essere riconosciuto (in tutte le dimensioni della mia persona),
di essere valorizzato (per quello che sono e non solo per quello che faccio!), bisogno di intimità (per poter avere uno spazio di tempo e di territorio che appartiene solo a me, su cui non ho conto da restituire),
bisogno di influenzare per creare (sentire che noi può cambiare alcune cose nelle nostre immediate vicinanze)
e bisogno di sognare (per lasciare che la nostra immaginazione abbia il potere di colorare la vita che ci circonda).

Che tipo di adulto sarà un bambino che non ama se stesso?

Avrà un enorme bisogno di essere amato e potrebbe quindi avere esigenze relazionali eccessive. 
Praticherà una sorta di terrorismo relazionale con il quale cerca di imporre all’altro, agli altri le sue aspettative, le sue mancanze e anche i suoi dubbi.

Come riconoscere un bambino che ha una bassa autostima?

Sono tanti i segni con cui possiamo riconoscere un bambino con scarsa autostima:

– comportamento antisociale (ritiro, aggressività o autolesionismo).

– ad una adesività (bambino appiccicoso che richiede costantemente attenzione, segni di interesse, oggetti, ecc.)

– all’eccessivo interesse per l’abbigliamento, e il corpo.

I segni più evidenti sono:

– una difficoltà nel guardare gli altri, nel confrontarsi con gli altri

– una frequente autosvalutazione (non sono capace, non potrei farlo, nessuno mi ama)

– comportamento persecutorio (nessuno mi ama, mi capisce)

– comportamenti di ritenzione (silenzio, nessun posizionamento chiaro)

– la tentazione di accusare, di rimproverare, di interrogare l’altro,

– comportamenti autodistruttivi (mutilazione, incidenti)

– violenza contro il proprio corpo (aumento di peso, dipendenze e dipendenze)

Come genitori, come dobbiamo comportarci?

Il regalo più bello che possiamo fare a un bambino non è tanto amarlo quanto insegnargli ad amare se stesso. 
Si tratta quindi di offrirgli relazioni equilibrate in cui domineranno messaggi positivi e dove circoleranno pochi messaggi tossici basati su svalutazioni o squalifiche.

Ti potrebbe interessare anche...