Deriva dei continenti

Articolo a cura della redazione

Da che cosa è provocata la deriva dei continenti?

Per deriva dei continenti si intende lo spostamento delle zolle, o placche, che costituiscono la crosta terrestre.

Per deriva dei continenti si intende lo spostamento delle zolle, o placche, che costituiscono la crosta terrestre.
Secondo la teoria della “tettonica a zolle”, queste porzioni di crosta (che non sempre coincidono con i continenti geografici) si spostano l’una rispetto all’altra, come se galleggiassero sulle rocce sottostanti.

Movimenti “caldi”

A provocare lo spostamento delle zolle sarebbero le cosiddette “cellule di convezione”, cioè colonne di calore provenienti dalle parti più profonde del mantello.
Sotto la loro spinta, la massa delle rocce al di sotto delle placche si comporterebbe più o meno come un liquido riscaldato: con moto divergente in alto, convergente in basso.

Incontri e separazioni

Dove il moto è divergente, le due placche soprastanti si allontanano l’una dall’altra; dove è convergente, si avvicinano l’una all’altra. Un esempio del primo tipo è costituito dall’allontanamento reciproco della placca euroasiatica rispetto a quella nordamericana

mentre un esempio del secondo tipo è costituito dalla placca del Pacifico orientale, che si sposta verso est, cioè verso la placca nord americana.

Il metereologo che teorizzò la deriva dei continenti

Nel 1910, il tedesco Alfred Wegener scrisse, in una lettera indirizzata alla sua fidanzata Else: “Non ti sembra che la costa orientale del Sud America combaci perfettamente con quella occidentale dell’Africa, proprio come se in passato fossero state unite?”.

In effetti, non era il primo ad essersi posto questa domanda; il primo era stato il cartografo olandese Abramo Ortelio nel XVI secolo, seguito da Francis Bacon nel suo celebre Novum Organum e, in tempi più recenti, il geologo tedesco Wettstein. Nessuno aveva però cercato di trovare una spiegazione al fenomeno.

Wegener, che di formazione non era un geologo ma un meteorologo, alternava attività di ricerca e insegnamento a spedizioni avventurose: prima dei 26 anni, grazie al suo temperamento coraggioso e al suo fisico atletico, aveva già partecipato alla prima delle sue quattro spedizioni nelle terre della Groenlandia.

Era inoltre un professore sui generis, entusiasta ed esuberante: le sue lezioni vivaci e appassionanti erano amate dagli studenti. Il problema della formazione delle terre emerse però lo assillava.

Così nel 1912 presentò la sua teoria della deriva dei continenti. Questa ipotizzava che i continenti fossero immense “zattere” di granito, in costante movimento da milioni di anni sul mare basaltico dei fondi oceanici.

Queste isole di roccia, secondo Alfred Wegener, derivavano tutte da un’unica immensa massa continentale che chiamò Pangea, originariamente circondata da un grande oceano, denominato Panthalassa. La teoria venne rifiutata e a tratti derisa dalla comunità scientifica: “Puro, dannato marciume!” fu l’opinione del presidente della American Philosophy Society.

Nel secondo Dopoguerra, grazie agli studi di datazione delle dorsali oceaniche e alle conoscenze più approfondite sul campo magnetico terrestre, si scoprì che in realtà la teoria era corretta.

Ma purtroppo il suo ideatore non poté godersi la rivincita: era morto nel 1929, dopo essere corso in soccorso di alcuni colleghi imprigionati dal ghiaccio in una base in Groenlandia. Aveva appena compiuto 50 anni.

STORIA GEOLOGICA D’ITALIA

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