Che cos’è l’amore per la psicologia

CHE COS’È L’AMORE IN PSICOLOGIA? TRA EGO, SESSO E CONDIVISIONE

Che cos’è l’amore per la psicologia, o per un’indagine di tipo psicologico? In questo articolo non parlerò dell’amore da un punto di vista universale o, per dirla al modo del sommo poeta, l’amor che muove il sole e le altre stelleIl discorso verterà sulle relazioni tra gli esseri umani e sui diversi aspetti di quell’amore che una persona prova per un’altra. Prima di passare a un campo più specifico non dimenticare che l’essenza del mondo è la diversità, e l’amore è quella forza che unifica le parti per riportarle all’unico.

I 5 STADI DELLA RELAZIONE

Cercherò di essere il più ordinato possibile in questa esposizione di stampo psicologico, che desidera schiudere il concetto di amore nelle relazioni per trasformarlo in linguaggio. Tutto questo in modo che diventi maggiormente assimilabile dal lettore… almeno questo è il mio intento.

Dunque, le relazioni amorose possono essere rappresentate da 5 macro-categorie (con tutte le differenze tra i casi, questo è sottinteso). Si parte dal livello più basso di consapevolezza dell’individuo che vive la relazione: il punto 1, fino ad arrivare a quella che è l’evoluzione maggiore del legame con l’altro: il punto 5.

LA PSICOLOGIA COME SCIENZA CHE SI CHIEDE: CHE COS’È L’AMORE? NO

Parliamo d’amore, mi rendo conto, e ci stiamo chiedendo che cos’è l’amore avvalendoci di un pensiero psicologico indagatore. Ci tengo a dire che questa non è la psicologia come scienza che si chiede cos’è l’amore, ma sono io, prendendo in prestito alcuni strumenti di questa branca, che mi sono risposto in un certo modo. Non ho la verità in tasca, ma forse credo di avere almeno i pantaloni

PUNTO 1: BISOGNO DELL’EGO

Un tipo di psicologia che si domanda che cos’è l’amore tra gli uomini e le donne non può certo eludere dai tentacoli dell’ego. I primi desideri di entrare in contatto con l’altro avvengono perché ci sentiamo soli. E ci sentiamo soli quando ancora non ci conosciamo in buona parte, ma per conoscerci dobbiamo anche fare esperienza con gli altri. Conosci te stesso e conoscerai gli altri, conosci gli altri e conoscerai te stesso.

Abbiamo bisogno di essere riconosciuti dai nostri simili. Quando si vive in una comunità eguale e non troppo numerosa, questo scopo fisiologico viene risolto in poco tempo. Quando invece si vive nelle infinite distese quali sono le società odierne, si rischia di vivere per tutta la vita l’amore come un bisogno egoico. Capire che cos’è l’amore risulta assolutamente impossibile in questo primo stadio della relazione. Possiamo leggere tutti i testi di psicologia a riguardo, ma è necessario arrivare almeno al quarto stadio per comprendere e per far esperienza dell’amore nella sua totalità.

L’EGO È UTILE QUANDO SAPPIAMO DELLA SUA ESISTENZA, ALTRIMENTI…

Purtroppo sembra che la maggior parte dei rapporti amorosi non passi il secondo stadio, che vedremo essere strettamente correlato al bisogno egoico. Se ancora non hai chiaro cosa sto dicendo, questo bisogno di essere visti e riconosciuti è l’ingresso nel mondo dell’altro. È ciò che da la possibilità di vivere assieme agli altri. Ma è anche un meccanismo che dovrebbe risolversi in poco tempo, quando si capisce che l’ego è solo una piccola parte di noi, la quale ha preso vita come meccanismo di difesa per compensare a una vita con gli altri, ma regolamentata, standardizzata, snaturata.

Se non si capisce questo la parte egoica cresce sempre più, anno dopo anno, fino a prendere il controllo della nostra persona. A quel punto saremo schiavi dell’opinione altrui. La libertà ci verrà sottratta dagli standard estetici, sociali, monetari, sessuali, ecc.

PUNTO 2: BISOGNO SESSUALE

Se il bisogno di essere riconosciuti può nascere fin dai primi anni dell’asilo, il bisogno sessuale può avvenire solo dopo la pubertà. Questo è il secondo stadio delle relazioni d’amore, ovvero soddisfare in primis l’istinto sessuale, e in seguito i desideri mentali correlati al sesso.

Come ho detto, ego e sesso vanno a nozze che è un piacere. Sono un’accoppiata vincente che può donare periodi di euforia pazzesca, una propulsione che ci manda alle stelle. Ma ci ricordiamo che esiste quella famosa forza che si chiama gravità che tutto riporta a terra, vero? Più l’euforia sale in alto in modo veloce e anormale (perché ogni cosa ha suo tempo in una vita equilibrata), più la caduta sarà brusca. E non esistono protezioni nel mondo sentimentale, siamo sempre scoperti.

LA CHIMERA DI UNA RELAZIONE FELICE

Il sesso e l’accrescimento del proprio ego, che può tradursi in quanto sono bravo, quanto sono bello, quanto sono amato e desiderato, dona delle soddisfazioni che tutti noi abbiamo sperimentato o vivremo in futuro. È una fase piacevole che va vissuta, è fisiologica nel processo di auto-conoscimento. Anche le cadute fanno parte del processo. Ciò che è malsano e limitante, invece, è la stagnazione in questi due stadi. Né io né alcun testo di psicologia potrà farti capire cos’è l’amore se i tuoi rapporti con gli altri non sono mai andati oltre questo punto.

Purtroppo ho visto centinaia di persone cercare rassicurazioni egoiche nei rapporti con l’altro sesso, o mera masturbazione compiuta dall’organo genitale altrui. Anche in questo caso, come in qualsiasi altro atto compensatorio, viene snaturata l’essenza e le possibili implicazioni di un atto sincero. Si vivrà la metafora della partita di tennis (siamo come una pallina sballottata dal campo euforico al campo della sofferenza… euforia, dolore, euforia e dolore, mentre continuiamo a sperare in una felicità che non potrà mai arrivare da questo tipo di relazioni).

Articolo consigliati: Come si può essere felici? Attraverso i (veri) rapporti con gli altri. E, Sessualità di coppia oggi: una banale rincorsa all’orgasmo.

PUNTO 3: CONFRONTO COL DIVERSO

In questo terzo stadio prende vita un aspetto che esula dal piacere dell’ego. Parliamo di un desiderio di confronto, di contatto con ciò che è diverso, separato da noi stessi. Non tanto per sentirci superiori o migliori, quanto per capirci, per capire l’altro e per capire il mondo e il suo funzionamento. Noi siamo parte del mondo, se capiamo noi capiamo una parte della realtà.

Questo desiderio di contatto col diverso introduce un’analisi psicologica, ma si potrebbe dire anche filosofica della questione. Chiedersi che cos’è l’amore, o che cos’è quel sentimento che proviamo per la persona che ci sta di fronte e il perché delle emozioni che ne fuoriescono, simili ad arcobaleni, rappresenta proprio una nostra peculiarità.

Siamo esseri umani, e come tali desideriamo capire. Vediamo uno scopo in ogni singola parte della realtà. Una tazza in un legno, una diga nel fango, una forza motrice nell’acqua e via dicendo. Così, scorgiamo molteplici filamenti che germogliano dal nucleo amoroso che è l’esperienza con l’altro. Sì, l’altra persona è simile a noi, ma è così diversa in certi aspetti. È per questa similitudine che può dialogare e farmi capire le sue differenze. Ed è sempre per questa diversità che sono attratto da essa. Voglio scoprire ciò che sono per mezzo dell’altro, voglio scoprire ciò che potrei diventare sempre per mezzo della relazione.

È un sapere appurato, quasi sicuramente l’avrò già scritto in qualche altro articolo riguardante le relazioni. L’uno è lo specchio dell’altro. Questo in psicologia è un concetto molto conosciuto e che viene spesso citato nelle risposte sul che cos’è l’amore.

Quanti individui al mondo vivono i rapporti amorosi con lo scopo di conoscere se stessi, di conoscere in profondità l’altro e la realtà? Eppure non siamo ancora giunti vicino alla massima potenzialità ed espressione dell’amore

PUNTO 4: CONDIVISIONE

Nel quarto stadio la relazione amorosa sboccia in tutto il suo potenziale, o quasi. Quando abbiamo imparato a placare in modo sano i bisogni egoici, sessuali e quando stiamo facendo un percorso di autoconoscenza col partner, lo stadio seguente non può che essere quello della condivisione.

Condividere significa vivere un qualsiasi tipo di esperienza non più da soli, ma in due. Ma questo, attenzione, non va a precludere la possibilità di poter ancora vivere in solitudine altre situazioni. Questa incapacità evidenzierebbe una probabile dipendenza affettiva.

A questo punto della relazione, conosciamo più accuratamente chi siamo e chi è l’altro, quindi si innesca il desiderio di condividere qualunque cosa vogliamo col partner. Sto parlando di vivere le esperienze come un’unica entità, che sia il sesso, una cavalcata a cavallo, una serata sotto le stelle a domandarsi il perché della vita, o una tazza di tè.

Non è, a discapito di quanto le mie parole potrebbero far pensare, una fase precisa che inizia dopo la terza fase. È più logico dire che prende vita già dalla terza fase già vista, poiché: come si potrebbe conoscere l’altro e se stessi se non condividendo le esperienze?

Quello che caratterizza e definisce in modo inequivocabile questo quarto stadio, però, è proprio il desiderio di condividere ogni cosa con l’altro. La gioia che si prova nel vivere in due, o in tre, o in quattro. A questo punto si comincia a comprendere l’essenza dell’amore nella sua totalità. La relazione non deve essere soltanto il tenersi per mano, l’appagarsi sessualmente in modo meccanico e il cenare assieme il venerdì sera. Il percorso naturale di due umani che si amano è quello di evolvere assieme, non di sorreggersi, zoppicare e di “tappare i buchi dell’altro”.

PUNTO 5: SERVIRE

Nello stadio precedente, compaiono i primi barlumi di questo quinto punto fisiologico delle relazioni d’amore.
Nella condivisione di un tramonto, di una gita o di una perdita, dato che ogni tipo esperienza viene convissuta, fa la sua comparsa un altro desiderio: quello di servire.

Vogliamo servire l’altro con tutto il cuore. Desideriamo che l’altro sia felice e possiamo estendere questa consapevolezza a tutti gli esseri viventi. Ma questo discorso sconfina dalla relazione di coppia. Il discorso si chiede cos’è l’amore nella coppia, non intendo virare dalla psicologia dell’amore alla spiritualità, se così vogliamo dire solo a titolo di comune comprensione.

Ricorda, nell’esperienza altruistica è sempre presente una dose egoistica (faccio questo per te perché mi fa stare bene), che nulla toglie all’energia che ci spinge, e che ci vede fautori del benessere altrui. La nostra bontà esplode e ci rapisce dolcemente. Proviamo un sincero piacere, una grande gioia nel servire, nel migliorare in tutto e per tutto la condizione del partner

Questo potrebbe essere scambiato per servilismo o dipendenza affettiva, ma non è di questo che stiamo parlando. In alcuni casi, certi individui possono sacrificare se stessi per il bene altrui, cosa che a mio avviso può ritenersi saggia se non diviene un abituè. in alcune situazioni può essere buono dar maggior importanza al proprio compagno a discapito nostro, dipende sempre dalle circostanze e dal nostro reale desiderio. Se, però, questo comportamento diviene uno schema ripetitivo, allora abbiamo virato dalla zona dell’amore e ce ne siamo allontanati. Questo perché non si riuscirebbe mai ad amare in modo autentico partendo dal concetto di sacrificio (ossia, se nemmeno riusciamo ad amare noi stessi).

SACRIFICARSI IN VIRTÙ DELL’AMORE?

Quando diamo avvio al terzo stadio conosciamo noi stessi e amiamo veramente noi stessi per mezzo dell’amore per l’altro e viceversa. Capisci? Non esiste vero amore per l’altro quando sacrifichiamo noi stessi. Anche noi siamo un altro per noi. E non esiste vero amore per se stessi quando non siamo in grado di capire gli altri, di avere compassione ed amarli. Questi sono sempre dei comportamenti di dipendenza, dove, se la relazione cessa per colpa di un tradimento, di un lutto ecc. il mondo ci crolla addosso, e sperimentiamo le sofferenze più atroci dell’animo umano.

Ricapitolando, questa è la possibile evoluzione delle storie d’amore. C’è chi si ferma al secondo stadio, e rimane impantanato tra l’euforia e la sofferenza. C’è chi apre un nuovo stadio e comincia ad essere uno specchio per il compagno e a guardarsi tramite i suoi occhi.

Chi avanza ancora, fa esperienza vera e propria dell’amore, dove tutto diviene condiviso, e dove la propria gioia di vivere si unisce e viene accresciuta dalla gioia dell’altro.A questo punto comincia la gioia del servire, e da qui si può giungere all’ultimo punto evolutivo della relazione amorosa, per quanto io ne sappia ad ora.

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OGNI STADIO CONTIENE IL PRECEDENTE

A scanso di equivoci, se ad esempio un individuo sta vivendo il quarto o il quinto stadio di un rapporto, non significa che gli sono preclusi i piaceri e i possibili rischi degli stadi precedenti. Se il rapporto di due persone è basato sulla gioia nel servire l’altro, allo stesso tempo possono soddisfare i loro bisogni sessuali e i bisogni dell’ego. Giunti a questo punto, però, probabilmente non si sarà più identificati nel proprio ego, e si trarrà quel poco piacere egoico che basta, senza cadere nei rischi di questo comportamento. Chi è consapevole del proprio ego sa di cosa sto parlando.

Che cos’è l’amore per la psicologia? Chiedetelo a uno psicologo che rispetti perfettamente il suo campo d’azione. Come già accennato all’inizio, io ti ho risposto in modo personale, anche se sono stato aiutato da un modo di procedere psicologico. Questo era indispensabile per tradurre il tutto in linguaggio.

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