C’era una volta il lupo cattivo

C’era una volta il lupo cattivo che mangiava Cappuccetto rosso e la nonna, che divorava i sette capretti, che inseguiva i tre porcellini,

C’era una volta il lupo cattivo che mangiava Cappuccetto rosso e la nonna, che divorava i sette capretti, che inseguiva i tre porcellini,

che veniva usato come minaccia dai nostri genitori e molte generazioni prima di loro per riportare nei ranghi bambini troppo vivaci

C’era una volta, appunto.

Oggi, invece, grazie ai “buoni sentimenti” del “politicamente corretto”

non si deve più avere paura del lupo, perché è diventato buono, anzi buonissimo indispensabile all’ecosistema delle nostre montagne.

il lupo, quindi, non deve più essere considerato come il pericolo in persona, animale crudele, scaltro e insaziabile nella sua voracità,

seminatore di morte e di terrore tra abitanti e viaggiatori indifesi, tra pastori e greggi.

E mi raccomando se qualcuno scherzosamente vi rivolge, in occasione di una prova difficile, l’augurio “in bocca al lupo” non azzardatevi di rispondere “crepi”

perché potrebbe materializzarsi la signora Brambilla, paladina indefessa dei diritti degli animali

che vi taccerebbe nella migliore delle ipotesi di essere  persone insensibili e “politicamente scorrette” – quindi “viva il lupo”.

Per giustificare tale straordinaria metamorfosi, al fine dichiarato di salvaguardare le specie in via di estinzione 

e di smetterla di spaventare i bambini con la storia del lupo cattivo (in ossequio al protezionismo cognitivo ed emotivo nei confronti della vulnerabile generazione “fiocco di neve”)

è stato spiegato che il lupo, essendo ormai diventato un animale inoffensivo (forse, chissà, anche vegetariano), in realtà usa le sue fauci non già per assecondare il suo presunto istinto predatorio, bensì per trasportare amorevolmente i suoi cuccioli da una tana all’altra in caso di pericolo (pertanto, non c’è posto più sicuro della bocca del lupo), proprio come narra la storia del lupo di Gubbio dei Fioretti di San Francesco.

Ecco, dunque, quale sarebbe il vero significato dell’augurio “in bocca al lupo”, ed ecco perché “si deve” rispondere sempre “viva il lupo”.

In onore naturalmente ai cultori del politicamente corretto a senso unico che considerano universali i diritti dei lupi e carta straccia quelli dei nostri pastori (e delle loro greggi)

che sommessamente si lamentano per i danni che giornalmente subiscono a causa dalla sempre più invasiva presenza del canide.


Quindi W il lupo e il politicamente corretto…o no?!

“questo articolo dal chiaro sapore ironico, lo voglio dedicare a chi ogni giorno si sporca le mani con quell’elemento che i “saccenti che abitano in comodi attici cittadini ” si illudono di difendere con tesi spesso assurde…..LA TERRA!”

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