Biodiversità alimentare

La biodiversità alimentare rappresenta il patrimonio genetico della terra sia per quanto riguarda l’agricoltura sia per l’allevamento.
AgritalyVox non smetterà mai di ricordarlo in ogni occasione
perché la riduzione della biodiversità porterebbe ad una riduzione delle specie presenti nella nostra alimentazione andando a modificare la nostra dieta ma anche quella di alcuni animali.

E l’allarme arriva nel primo rapporto FAO (l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura):
il documento voluminoso e approfondito mette in guardia sostenendo che, se proseguissimo su questa strada, arriveremmo al collasso del sistema di produzione alimentare.
Dobbiamo prendere coscienza che per senso di responsabilità soprattutto nei confronti delle future generazioni, dobbiamo tutelare l’intero sistema complesso e interconnesso nel quale viviamo,
tra specie animali e vegetali, specie selvatiche e allevate o seminate dall’uomo proprio perché, pur essendo oltre 6mila i tipi di pianta coltivati a fine alimentare, questo è l’immenso patrimonio della biodiversità alimentare
nelle rilevazioni compiute dal 2014 le specie che danno un contributo significativo di produzione a livello globale sarebbero meno di 200,
e questo porterebbe le altre specie a scomparire col tempo.
Attualmente appena nove specie rappresentano oltre il 66% del peso di tutta la produzione agricola!
Queste sono la canna da zucchero, il mais, il riso, il grano, le patate, i semi di soia, l’olio di palma di frutta, le barbabietole da zucchero e la manioca.
Basti pensare che in Italia nel secolo scorso si contavano 8mila varietà di frutta, mentre oggi si arriva a poco meno di 2mila.
E di queste ben 1500 sono considerate a rischio di scomparsa.
Questo enorme patrimonio genetico è sempre più minacciato, con conseguenze imprevedibili per l’intera umanità e l’intera flora e fauna.
Ad oggi le varietà coltivate si riducono a poche decine di ibridi e incroci,
creati per venire incontro alle necessità dell’agricoltura intensiva per la quale sono molto importanti il risultato quantitativo e la regolarità della produzione.

La monocoltura, ormai molto utilizzata nell’agricoltura, rappresenta un altro rischio per la biodiversità alimentare:
un numero crescente di agricoltori si stanno dedicando alla coltura di un’unica specie al posto di coltivare un’ampia varierà di piante.
In questo modo si contribuisce a ridurre la biodiversità agricola.
Nel settore agroalimentare è avvenuto negli ultimi decenni un forte processo di omologazione tecnologica che, se da una parte ha aumentato la produzione, ha fatto invece crollare il numero di varietà di piante coltivate.

C’è bisogno di una forte presa di coscienza da parte di tutti e di un’azione conseguente,
ovvero scelte di vita che vadano nella direzione inversa da quella che le grandi multinazionali e il grande commercio ci hanno inculcato negli ultimi anni:
Acquistando prodotti locali: in questo modo si compreranno prodotti freschi, sostenendo l’economia locale e le filiere italiane,
riducendo le emissioni di CO2 e limitando i trasporti, privilegiando prodotti tipici e varietà nostrane, spesso a rischio di estinzione

Cercando di non acquistare prodotti con troppi imballaggi: evitando cibi eccessivamente elaborati:
Questa tipologia di alimenti (che include anche sughi, surgelati, caffè in cialde, piatti pronti refrigerati, barrette di cereali, frutta già tagliata in vaschetta e prodotti light)
hanno impatti molto elevati, prioritariamente dovuti alle richieste di energia nelle fasi di produzione e conservazione
Non dobbiamo mai dimenticare che la progressiva erosione genetica, ossia la graduale scomparsa delle specie vegetali e di conseguenza anche quella di molte specie animali,
provocherebbe danni incalcolabili all’ambiente e all’uomo, in quanto una volta ridotto drasticamente il patrimonio genetico,
verrebbero a mancare quelle capacità naturali e spontanee di trasformazione e adattamento evolutivo alle diverse condizioni presenti e future del pianeta.